Biografilm Festival 2018: vedere la vita degli altri, dal 14 al 21 giugno a Bologna

Il punto del direttore Andrea Romeo e i nostri suggerimenti su un programma ampio e vario

IN BREVE Cosa: Panoramica sul Biografilm Festival Dove: In ben otto sale cittadine e Jolly, a Bologna Quando: 14 – 21 giugno 2018 (dettagli nell’articolo) Info: biografilm.it

Non si può vedere tutto.

Affrontando la nuova edizione del Biografilm festival, che inaugura oggi e ci porterà fino a domenica 24 giugno, bisogna imprimersela bene in mente, questa norma aurea.

Non solo perché novantatré titoli in cartellone sono una cifra ragguardevole anche se minore rispetto all’edizione del 2017, ma anche perché, in piena ristrutturazione di “casa Italia”, il Festival si diffonderà in parecchie delle sale cittadine. Una edizione, la quattordicesima, che per dirla con il direttore del Festival Andrea Romeo, “in termini di disseminazione fa la sua parte”, senza nascondere quanto sia stato delirante «spostare tutte le date di programmazione. Un lavoro complesso cui ci siamo applicati come matti».

Che però porta alla conquista, una tantum anche di piazza Maggiore. Dopo la preinaugurazione, avvenuta ieri in Unipol auditorium con il non trascurabile Le brio di Yvan Attal, oggi alle 22, pioggia permettendo (altrimenti tutti dentro al Medica Palace), il grande schermo allestito in piazza si animerà con quella stella luminosa che è My generation, diretto da David Batty. Il ritratto avvincente e un po’ furbetto (il giusto, quanto serve) di un decennio e di una generazione, quella dei sixties e della Swinging London, è al centro di un magnifico ritratto, guidato e controllato da una delle icone morbide del periodo. Non poteva esserci miglior narratore di Michael Caine per condurre lo spettatore in un periodo storico dove il mondo cambia, dove tutto appare alla generazione nascente come ricco di possibilità. Insomma gli anni Sessanta come una festa della cultura a trecentosessanta gradi, con al centro Londra.

Se però si è attirati più dalla musica che dal cinema (avete sbagliato qualcosa…), la vera Cerimonia di inaugurazione si tiene, sempre oggi, ma dalle 20 alle 21 presso l’oratorio di San Filippo Neri, alla presenza di Howe Gelb, membro fondatore dei Giant Sand. Attiva dal 1985, la storica band di Tucson è indicata come una delle ideatrici del cosiddetto desert rock e sarà ospite d’onore del parco del Cavaticcio alle 21.30.

Se invece la piazza non vi aggrada, il rock psichedelico nemmeno, alle 19, al Cinema Arlecchino potrete vedere in anteprima italiana Whitney, il docupic con cui Kevin MacDonald ha voluto omaggiare una figura umana per certi versi controversa quale è stata Whitney Houston, ma anche un’artista soul dalle meravigliose capacità vocali.

Entrando nel vivo di una edizione festivaliera che Romeo non ha esitato a definire «molto gioiosa e molto facile da organizzare dal punto di vista dei contenuti», è importante ribadire come le proiezioni si sposteranno dalle sedi storiche offerte dal Lumière da Arlecchino, Jolly ed Europa già a partire da sabato 16 giugno, inglobando le sale del territorio Orione, Galliera e Antoniano. Una necessità che ha portato a un surplus di lavoro per l’organizzazione. E in effetti «non è stata cosa da poco cambiare in corso d’opera le sedi di programmazione dei film», sottolinea Romeo.«Ma è stata, come sempre capita, una meravigliosa opportunità. La mancanza delle sale della Cineteca, ci ha dato il coraggio di aprire a nuove location, i cinema della comunità si sono gentilmente offerti di colmare un pezzo di programmazione, che non riuscivamo a fare nelle tradizionali sale in cui lavoriamo».

Un’esperienza da ripete e consolidare, quindi. «L’intenzione è quella di proseguire, ma sapremo tutto appena ci incontreremo con gli assessori. L’anno prossimo però, si ritorna al calendario tradizionale. Senza sovrapporci col Cinema ritrovato. Dal 7 al 17 giugno 2019, torneremo a usare le sale della cineteca».

Sembrerebbe una edizione complicata e dalle poche emozioni. Di tutt’altro parere il sempre positivo direttore artistico che afferma secco: «Quest’anno ci siamo scatenati. Abbiamo desiderato il film Withney immediatamente dopo Cannes? C’è. Abbiamo contattato Marcello Fonte, vincitore della Palma d’Oro, per portarlo a condurre una delle nostre masterclass? Ha accettato. Dal mio punto di vista, siamo arrivati al momento in cui l’unico limite sono le nostre scelte. Possiamo cioè scegliere i film che desideriamo. Questo ci dà una nuova possibilità di sperimentare. Ecco perché, per esempio, ho scelto di presentare il remake di Papillon, per la regia di Michael Noer, che uscirà dopo l’estate per Eagle pictures e di dare alla fiction un nuovo protagonismo all’interno del Festival, senza smettere di continuare a lavorare sul documentario, ovvio».

Il problema sta nella struttura organizzativa che deve accettare un nuovo modo di produzione festivaliero. «Siamo arrivati a maggio con quasi metà dei film del programma che ancora non erano stati presentati a livello mondiale» confessa Romeo. «Ho chiesto allo staff di accettare la fatica di lavorare così come accade nei festival internazionali, molti film che vedrete sono stati finalizzati nell’arco degli ultimi dieci giorni. Ma è solo così che possiamo presentare l’anteprima del maestro Carlos Saura, Renzo Piano: architect of the light, insieme a sette film provenienti dall’ultimo Cannes». Quindi la vera novità è l’incredibile “freschezza” di molti dei 93 film presentati in questa edizione.

Con qualche riflesso di soddisfazione che torna dalle edizioni precedenti. Come la presenza del due volte premio Oscar Simon Chinn con Searching for Sugarman e Man on Wire, cui verrà consegnato il Premio Make It Real Bio to B 2018 da parte del Doc&Biopics Business Meeting.

Il Biografilm quindi come centro di anteprime soprattutto nazionali di film commerciali, come luogo in cui si possono ammirare film di difficile reperibilità sul mercato italiano.

«Veramente, il mio quaderno dei desideri è stato compiutamente realizzato e non per questo mi divertirò di meno» afferma Romeo. «Questa è l’edizione in cui bisogna smettere di chiedersi cosa c’è di nuovo e godersi quello che c’è.»

Addentrandoci nella programmazione del Biografilm, e consigliando tutti i lettori di munirsi dell’apposito programma presente nelle sale e negli infopoint cittadini, oppure di andare a controllarlo sul sito, molte sono le pellicole che appaiono interessanti sulla carta. A partire dal documetario televisivo HBO, altro desiderio di Romeo, Jane Fonda in 5 acts di Susan Lacy, intenso ritratto non tanto dell’attrice Fonda, ma della donna, dell’attivista scandito in 4 tempi dedicati ai suoi uomini e uno incentrato tutto su di lei. Succulento appare anche The Eyes of Orson Welles, che il grande documetarista inglese Marc Cousin, dedica al genio del regista-attore-produttore pescando da materiale inedito a lui appartenuto. L’egiziano Mohamed Siam, sempre nel concorso Intenazionale, propone Amal, ritratto della bambina che scende in piazza Tahrir a soli 14 e che lui segue nel suo percorso di crescita, fra sogni e frustrazioni. Stessa sezione anche per Matangi/Maya/M.I.A. Firmato da Steve Loveridge e passato allo scorso Sundance, è il ritratto della rapper euroasiatica Mathangi Arulpragasam, diventata nel tempo una icona per tutti rifugiati. I testi dei suoi pezzi sono letteralmente senza peli sulla lingua, pronti a sfidare ogni forma di razzismo e xenofobia. Piccolo film interessante, cui dare il tempo di una visione, è Love is potatoes, di Aliona van der Horst. Storia intima e familiare all’interno della Russia durante la dittatura stalinista, un viaggio nel passato intrapreso dalla regista alla scoperta delle sue origini. Bello anche Another day of life, lungometraggio animato di Raùl de la Fuente e Damian Nenow, che riprende il libro omonimo scritto da Kapuscinsky dopo la sua residenza angolana nel 1975.

Forse meno brillante delle scorse edizioni, ma sempre intrigante la sezione Art&Music, al cui interno si possono ammirare almeno quattro chicche. La prima è The Greenaway alphabet, di Saskia Boddeke, sua moglie, che ne scandaglia la creatività. La seconda sta tutta nell’attenzione che un’attrice (e regista) francese quale Sandrine Bonnaire pone nel raccontare una delle icone mitiche della musica inglese Marianne Faithfull, nei 62 minuti di Faithfull. Terza il lavoro dedicato a uno dei narratori marsigliesi più amati proposto da Paolo Borraccetti in Jean-Claude Izzo. Mediterraneo noir. Una ricerca sulla sua eredità artistica, ma anche su quella quintessenza di mediterraneità che è appunto Marsiglia. Quarta, Manga Do. Igort e la via del manga. Qui siamo in pieno territorio bolognese, eppure Domenico Distilo segue ancora una volta Igort, unode i nostri maestri del graphic novel, in un altrove fatto di fumetti come di memorie e di incontri avvenuto sulla Via del Manga, il Manga Do appunto.

Nella sezione Biografilm Europa, oltre a Le brio del regista francese Attal, su cui tutto si può dire non che non sappia costruire una storia con tutti i crismi, da segnalare Diamantino, che Gabriel Ambrantes e Daniel Schmidt hanno presentato all’ultima Settimana della critica. Al centro della storia un grande campione di calcio, che di colpo perde le sua abilità. Una commedia che indaga sul culto della celebrità, sui deliri associati e su xenofobia e populismo. Tema o sottotematica presente in moltissime delle proposte di questo Biografilm 2018. «Il tema centrale di quest’anno è la comunità» dice Romeo «Proprio in un momento in cui i muri e le chiusure sembrano essere l’unica soluzione ai problemi complessi».

Per Biografilm Italia da segnare sul taccuino Iuventa e Storie del dormiveglia. Il primo, per la regia di Michele Cinque, è la storia della nave Iuventa, appartenente alla ONG fondata a Berlino Jugend rettet. Luca Magi invece ci porta a Bologna, nel Rostom, la struttura di accoglienza per i senza fissa dimora. Un racconto corale quello che ne esce fuori, fatto di vite stracciate, di dolore e qualche sorriso. David è il personaggio faro, la guida in mezzo a questo inferno, lui stesso parte integrante di esso.

Infine per questa edizione del Biografilm, la serata ad alto rischio di esaurimento posti sarà certamente quella che il 18 giugno alle 20 presso il Cinema Galliera vedrà la proiezione in anteprima europea di Teathron. Romeo Castellucci, opera che Giulio Boato ha creato attorno a uno dei registi più complessi di quello che una volta fu il nuovo teatro italiano. Castellucci è il deus della Socìetas Raffaello Sanzio di Cesena. Questo piccolo documentario ne tratteggia la figura, la sua filosofia di uomo, la sua idea di teatro e di mondo.

Il nostro cuore va invece all’omaggio ad Adina Pintilie e al suo ultimo Touch me not, indagine sull’intimità e sul terrore che essa produce, sui tabù che la regolano o la trasformano, ricerca dei modi più inattesi per incontrarla. Pintilie racconta la fragilità del gesto e del desiderio di intimità. Un orso d’oro alla Berlinale 2018 meritatissimo.