Il degrado è ovunque vado?

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Cara Bologna, se vuoi evitare il degrado comincia a differenziarti…

 

Degrado-differenziata-bologna list01Chi: Bologna e il degrado
Cosa: considerazioni tra un cassonetto e un concerto in piazza
Dove: Bologna
Photo creditsMP5 + To/let (CC)

Molto versatile il concetto di degrado, sembra fatto apposta per girare in città con il ditino puntato e indicare tutto quello che non ci piace di questa Bologna anni ’10. I concerti in piazza sono degrado, così come la puzza di pipì nei più bei vicoli del centro, le bottiglie di birra a terra, così come i ragazzi seduti a terra in piazza….

Cara Bologna, se vuoi evitare il degrado comincia a differenziarti…

 

 

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IN BREVE Chi: Bologna e il degrado  Cosa: considerazioni tra un cassonetto e un concerto in piazza  Dove: Bologna  Photo credits: MP5 + To/let (CC)

 

di Erika Gardumi

 

Molto versatile il concetto di degrado, sembra fatto apposta per girare in città con il ditino puntato e indicare tutto quello che non ci piace di questa Bologna anni ’10. I concerti in piazza sono degrado, così come la puzza di pipì nei più bei vicoli del centro, le bottiglie di birra a terra, così come i ragazzi seduti a terra in piazza. E’ degrado la folla che festeggia i mondiali, i writers sui muri dei palazzi storici, è degrado l’autobus in ritardo; sui T-days siamo ancora indecisi, ma è sicuramente degrado il sopravvento dei pakistani al posto dei piccoli alimentari “di una volta”. Sono degrado i cani che sporcano, ma stranamente non lo sono abbastanza i loro padroni, sono degrado gli artisti di strada, i lavavetri, i lavori stradali che durano più del dovuto, gli autisti della domenica. A volte mi ritrovo a dire che la figlia dei vicini fa degrado quando urla.

E avanti così, sempre con il ditino puntato, con una tiritera che potrebbe facilmente diventare un pezzo di repertorio per Elio e le storie tese: “Il degrado, il degrado…è ovunque vado”. Senza considerare però che il degrado non è un’etichetta, ma è un processo. Lento e inesorabile quanto si vuole, ma non mi risulta possibile che di punto in bianco ciò che era “a posto” possa diventare degradato. E al contempo è implausibile che il processo inverso (la riqualificazione?) possa avvenire tramite stratagemmi quali chiusure o spostamenti di locali, rimozione di panchine, posizionamento strategico di poliziotti. Possono essere interventi d’urgenza per prevenire (di solito curare) situazioni difficili, ma hanno la stessa funzione di un piccolo paravento in una stanza disordinata. 

Com’era bella e all’avanguardia Bologna, mi dice sempre chi ha fatto l’università negli anni ’70-’80-’90, e io gli credo, anche se mi attanaglia la curiosità di capire cosa è cambiato, e soprattutto il perché chi lamenta il degrado non riesca a mostrarmi chiaramente le differenze. La proposta culturale a Bologna mi sembra ancora all’altezza della situazione, l’università – pur con i suoi problemi – rimane tra le migliori d’Italia, i mezzi pubblici tutto sommato arrivano in orario. E allora qual è il problema? Cosa causa il degrado? La risposta mi si è presentata lampante passando casualmente dal quartier generale elettivo del degrado, Piazza Verdi: il problema è che Bologna fa poca raccolta differenziataMP5 + To/let (CC)

Ci ho pensato proprio in uno dei pochi luoghi che paradossalmente sta cercando di mettere i bidoni giusti al posto giusto e ha pure una rarissima macchina che ti sgancia qualche monetina in cambio della bottiglia vuota. Una bella idea sufficientemente trascurata da risultare trascurabile. E quindi permettetemi un po’ di banalità quando aggiungo che allo stesso modo considerare qualcosa come indifferenziato è il modo migliore per legittimarlo come indifferenziabile. Sia per quanto riguarda la vera raccolta differenziata, dove Bologna risulta l’ultima provincia dell’Emilia Romagna (dati ARPA 2011), sia per quanto riguarda una generale tendenza a interpretare fenomeni eterogenei come diverse facce di uno stesso degrado (ed ecco che il degrado ritorna), la tendenza cioè a non distinguere, a risolvere problemi diversi con lo stesso – indifferenziato – intervento: lo smaltimento.

Forse gli amanti della musica avventori di piazza Verdi Estate non hanno gradito di essere citati come degrado, al pari degli assalitori di appartamenti dell’episodio estivo in via Petroni. Così come l’arrivo di flussi di stranieri è un fenomeno contemporaneo naturale, da differenziare necessariamente rispetto alla “mancanza di sicurezza nelle strade cittadine”, per citare solo i casi eclatanti e ampiamente abusati.

Non dico che non ci siano ragionamenti, piani comunali, associazioni e iniziative molto attenti agli interventi di differenziazione: allo stesso modo in cui a Bologna esiste un vademecum per la raccolta differenziata, esistono delle isole ecologiche e da maggio è iniziata una forma di raccolta porta-a-porta per i negozi del centro. Ma la tendenza generale (e molto più comoda) a fare di tutti i rumori un disturbo della quiete pubblica e di tutte le folle festanti un’espressione di degrado rischia di farlo credere anche ai produttori del rumore e della festa, liberandoli così dalla giusta responsabilità verso la città e gli abitanti. Invece anche loro devono imparare a differenziarsi, rimboccandosi le maniche e facendo un po’ di fatica in più per rimanere nei limiti.

Da Bologna però è giusto aspettarsi, al pari dei bidoni adeguati in tutte le zone, anche i giusti contenitori per il legittimo divertimento.

17 settembre 2012

 

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