Snowpiercer: in carrozza per la lotta di classe

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Il film coreano zeppo di stelle di Hollywood racconta un futuro distopico

 

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Cosa: Snowpiercer, la recensione 
Regia: Bong Joon-ho 
Attori: Chris Evans, Kang-ho Song, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton 
Dove: Rialto Studio e Space Cinema Bologna

 

di Andrea Marino

 

Lo Snowpiercer è un immenso treno che porta con sé il destino dell’umanità. Letteralmente, dato che tutti i sopravissuti del genere umano sono all’interno di questo convoglio fantascientifico dotato di ogni comfort…

Il film coreano zeppo di stelle di Hollywood racconta un futuro distopico

 

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IN BREVE  Cosa: Snowpiercer, la recensione Regia: Bong Joon-ho Attori: Chris Evans, Kang-ho Song, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton Dove: Rialto Studio e Space Cinema Bologna

 

di Andrea Marino

 

 

Lo Snowpiercer è un immenso treno che porta con sé il destino dell’umanità. Letteralmente, dato che tutti i sopravissuti del genere umano sono all’interno di questo convoglio fantascientifico dotato di ogni comfort: serra, acquario, zona allevamento, piscina, discoteca e apposito spazio per la discriminazione di classe.

In un 2014 che ci auguriamo essere distopico, brillanti scienziati lanciano nello spazio una sostanza per abbassare la temperatura terrestre e combattere il riscaldamento globale. La mossa riesce fin troppo bene: in 48 ore ogni forma di vita sulla Terra si estingue per assideramento. Eccetto i fortunati viaggiatori dello Snowpiercer. Questo il prologo del film, che si sviluppa 17 anni dopo quegli eventi.

In breve veniamo rinchiusi all’interno della claustrofobica ambientazione della storia. Da qui in poi, infatti, la narrazione si svolgerà all’interno della scatola di ferrame ad alta velocità e il mondo sarà visto sempre attraverso un vetro. Nonostante questo, non pesa tanto tale ristrettezza di vedute: si è più presi dalla faticosa lotta della coda del treno, coloro che hanno pagato meno per salirci, per arrivare in vetta e occupare il locomotore.

Ci sono diverse pecche in questo film: smagliature nella sceneggiatura, alcuni dialoghi un po’ troppo didascalici, qualche citazione troppo calcata. Ma i pregi le superano nettamente. Si tratta di un’opera con delle genuine invenzioni visive che riesce a non far calare mai la tensione raccontando una storia in modo originale. Interessanti anche le rappresentazioni dei ricchi occupanti della testa del treno, immersi nel loro sfarzo mentre in coda mancano i beni più elementari.

Una sorta di lotta di classe all’interno di una bolla, dove il capotreno è la nuova divinità e l’unica salvezza è costituita dalla difesa dello status quo. Ognuno occupa il proprio posto all’interno della rigida gerarchia del treno. Sentire parlare di stravolgimenti di questo tipo di ordini esercita sempre un certo fascino.

 

5 marzo 2014

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