Sulla Terra. La personale di Tullio Pericoli

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Dal 26 settembre, 10 anni di opere dell’artista in mostra a Palazzo Fava

 

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Cosa: Tullio Pericoli – Sulla Terra 1995-2005
Dove: Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2, Bologna
Quando: dal 26 settembre al 26 novembre 2015
Info: Genus Bononiae

di Sergio Rotino

 

Interamente focalizzata sul concetto di – ma anche sulla fabula del – paesaggio, Sulla Terra. 1995-2015 è la corposa personale di Tullio Pericoli che Genus Bononiae ospita dal…

Dal 26 settembre, 10 anni di opere dell’artista in mostra a Palazzo Fava

 

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IN BREVE Cosa: Tullio Pericoli – Sulla Terra 1995-2005 Dove: Palazzo Fava. Palazzo delle Esposizioni, via Manzoni 2, Bologna Quando: dal 26 settembre al 26 novembre 2015 Info: Genus Bononiae

 

di Sergio Rotino

 

Interamente focalizzata sul concetto di – ma anche sulla fabula del – paesaggio, Sulla Terra. 1995-2015 è la corposa personale di Tullio Pericoli che Genus Bononiae ospita dal 26 settembre al 26 novembre negli spazi espositivi di Palazzo Fava.
Il paesaggio è infatti il tema unico sciorinato attraverso le 169 opere di vario formato esposte dall’artista marchigiano, naturalizzato milanese. Un tema che non viene proposto come statico, sia per le tecniche usate (dall’acquarello all’inchiostro, dall’olio alle matite) sia per l’interpretazione evolutiva che di esso ne dà l’artista in vent’anni di approccio.
Come si può “leggere” anche nelle pagine di Sulla Terra – catalogo puntuale ed esaustivo edito da Skira che accompagna la mostra – i paesaggi di Pericoli, pur sempre densi di indicazioni segniche, vedono proprio queste tramutarsi o, meglio, passare da un universo a un altro, divenire meno letterali a mano a mano che si avvicinano per cronologia alla contemporaneità.

Curata abilmente da Elena Pontiggia e Graziano Campanini, Sulla Terra non offre tanto del paesaggio “favolistico” e tendenzialmente grafico con cui Pericoli si è fatto amare da molti lettori, quanto una riflessione non pacificata e, per alcuni versi, inquietante dello stesso. Nelle diciassette sale espositive di Palazzo Fava si può ammirare quello che potremmo definire più un “assalto grafico”, anche una “aratura grafica”, del paesaggio così da poterne estrarre un racconto interiore di porzioni di territorio emotivamente pregno. Racconto nell’immediato sicuramente meno spettacolare di quanto Pericoli ha continuato a offrire fino agli inizi degli anni 2000, ma sempre carico di un movimento intrinseco e arricchito da un nervosismo segnico, che dai graffi, dalle griglie, dalle sovrapposizioni presenti negli olii del 2007 porta agli alfabeti misteriosi che si fanno alberi, case, arbusti in molte opere datate 2014.
In esse «c’è una tessitura, un ricamo nervoso, irritato, che crea l’immagine, lasciando tutta l’intensità del segno», come dice Pontiggia.
Pericoli sembra aver totalmente abbandonato l’ammiccamento – rintracciabile in molti lavori apparsi sulla stampa nel corso degli anni – in favore di una continua interrogazione di se stesso, come uomo e come artista, che si rispecchia nel paesaggio e nella di lui memoria, e che si sostanzia nella ricerca di quell’anima nascosta che vi alberga. È su questo aspetto che, ci sembra, Pericoli prema l’acceleratore, proponendo comunque un percorso che, come afferma Campanini, è «un lungo racconto fatto da più piccoli racconti».

Sì, perché, se il richiamo è ai paesaggi marchigiani, quanto appare su tela non ha nulla del paesaggismo quale “emporio di sentimentalismo moderno”. Pericoli, come scrive Umberto Eco sul catalogo, «riduce appezzamenti di terreno, fazzoletti di terra arati, boschi, colline e cieli a variazioni interminate di un patchwork che si stempera in astrazioni successive». Lo sguardo dell’artista, che sempre pare calare dall’alto sulla natura del e sul territorio (sulla terra, appunto), parte cioè da tracce mnestiche per creare quelle che Franco Farinelli stigmatizza definendole “mappe borgesiane”.

Mappe di una bellezza inesauribile proprio nel loro dichiararsi parte autonoma di un tutto, ma restando “segmenti” che a esso rimandano, ampliandone il racconto attraverso un magistrale uso della “dimensione pittorica della grafia”.

A Sulla Terra, si collega Un libro fatto a mano “Storie della mia matita”, altra mostra (ma più piccola) sul lavoro di Pericoli, curata da Stefano Salis e visitabile presso il Museo Civico Medievale dal 25 settembre al 29 novembre.
È una mostra che, per Campanini, «ha nell’allestimento la bellezza della semplicità». Vi si racconta la costruzione di un libro, Storie della mia matita, pubblicato nel marzo di quest’anno da Edizioni Henry Beyle in 575 copie numerate. I materiali esposti raccontano di un libro prodotto seguendo i metodi tradizionali, analogici, e non quelli digitali. Quindi il pubblico potrà ammirare matrici di piombo usate per la stampa del libro, cliché, molti disegni originali e varie prove di stampa insieme a varie opere inedite ispirate al tema della matita.

24 settembre 2015

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