Dudu Manhenga live report

La voce di Manhenga al Bravo Cafè appassiona e coinvolge

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IN BREVE Chi: Dudu Manhenga e Color Blu Cosa: report del concerto Quando: 13 aprile Dove: Bravo Cafè

L’energia con cui i Color Blu attaccano a suonare è percuotente. I ritmi guidano la musica e la scandiscono. Batteria e percussioni di incrociano e su di essi viaggia la voce di Dudu.

È divertente vedere come tempi apparentemente semplici siano troppo complessi per il pubblico, che non riesce a seguirli con le mani. Ci prova la Manhenga a sorriderci, pure dicendoci, con gentilezza ed esplicitamente, “battete le mani”. In italiano, per essere sicura di venire capita. E noi ci proviamo a seguirla, a seguire il ritmo: tutti battono le mani. Nessuno in sincrono con qualcuno. Non ci sono due persone che lo facciano insieme, nemmeno le coppie. Più che un ritmo sembra quasi un applauso. Lei ride, e allora applausi, Dudu.

Il suo fischio acutissimo, quasi perforante, ritorna spesso durante la serata. Pare che sia un elemento tipico delle feste in Zimbawe. Si fischia, si canta, si balla. E Dudu vuole coinvolgere tutti. Ci parla, nell’accogliente sala del Bravo Cafè. Fa di tutto per comunicarci un po’ del loro modo di essere, suo e dei Color Blu, la sua band, che non era solo coro ma fa vera e propria coralità. La serata si evolve in modo naturale: sembra una festa tra amici. Non mancano i riferimenti alle donne, invitate a non lasciare che siano altri a prendere le decisioni per conto loro. Non manca, certamente, il sorriso. Dudu non smette mai di sorriderci e di danzare, di illuminare la serata con la sua bellezza e le sue movenze ipnotiche. Ci spiega, tra un pezzo e l’altro, che in Zimbawe si balla per le nascite e si balla per i funerali.

Ci si diverte anche quando, per venirci incontro, intona una canzone italiana. Pa. Inizia. Pa-pa-pappa-pappa. Non è uno scherzo. È proprio Rita Pavone che vuol farci cantare. La pappa col pomodoro. Devono averla consigliata male. E infatti dopo qualche tentativo fatto per non offenderla alla fine tutto il pubblico scoppia a ridere. Lei capisce che non è il caso di insistere e va oltre.

La serata conferma le aspettative: si è sentita bossanova, jazz, musica etnica, reggae, funk, tanto ritmo. Alla fine Dudu conferma anche le attese di chi la vuole erede di Miriam Makeba, quando intona Phata Phata, con una potenza incredibile. Una nota istruttiva: “Phata Phata” vuol dire “Touch Touch”: non dimenticatevene la prossima volta che la ballerete.

18 aprile 2012

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