La politica delle parole

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Quando tutto è fermo, si muovono le lingue

 

politica-parole-list01Ormai da settimane (mesi?) (anni?) quanto trapela nel mondo reale dell’attività politica è condensato, e limitato, nelle parole. Dismessa ogni aspirazione alla funzione pratica, il limbo democratico è rinchiuso in una spirale dialettica, dove ognuno definisce il proprio ruolo attraverso le scelte linguistiche e lessicali, e incidentalmente sugli argomenti da declinare.

di Giuseppe Marino

 

Quando tutto è fermo, si muovono le lingue

 

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IN BREVE Chi: giornalisti e esperti di analisi politica  Cosa: Tavola rotonda “Politica 2.0. Web e voto”  Quando: 20 marzo, ore 18.00  Dove: Libreria Feltrinelli, piazza Ravegnana 1  Costo: gratuito  Info: 051.266891

 

di Giuseppe Marino

 

Ormai da settimane (mesi?) (anni?) quanto trapela nel mondo reale dell’attività politica è condensato, e limitato, nelle parole. Dismessa ogni aspirazione alla funzione pratica, il limbo democratico è rinchiuso in una spirale dialettica, dove ognuno definisce il proprio ruolo attraverso le scelte linguistiche e lessicali, e incidentalmente sugli argomenti da declinare.

In questo Paese ciarliero le appartenenze e le repulsioni crescono sulle dichiarazioni concesse, estorte o negate, sulle incontinenze verbali; partiti, correnti e movimenti si caratterizzano per una manciata di temi da semplificare e tradire, spesso evocati nella loro accezione più bassa, che in questo modo marchiano le stagioni umane e politiche.

Il ventennale discorso berlusconiano si è proposto come portavoce dei “valori” dell’imprenditoria, dell’italianità, della libertà dai vincoli dello Stato e delle leggi. Per rendere tutto più appetibile, ha mostrato la possibilità di lasciarsi andare a vere e proprie aberrazioni, camuffandole da semplici vizi, per definizione veniali.

Beppe Grillo – o Beppecristo, come lo dipinge il vignettista Makkox, o anche Beppe Waldo, come non può fare a meno di chiamarlo chi conosce la serie britannica Black Mirror – con il suo Movimento 5 Stelle votato e legato alla partecipazione nel web, ha fatto della mancanza di selezione qualitativa il suo argomento principale. Praticamente qualsiasi contenuto è degno di nota, se affermato con veemenza sufficiente da attirare l’attenzione di un buon numero di persone. La rassicurante affermazione delle idee a scapito delle ideologie polverizza qualsiasi barriera concettuale, e si fa ancora più pressante l’esigenza di conservare tutto nel campo dell’astrazione, dove le parole possono continuare a scontrarsi all’infinito.

Una posizione nettamente minoritaria, ma affascinate nella sua peculiarità, è nell’espressione vendoliana. Nichi Vendola, con i suoi continui riferimenti alla narrazione, sembra voler coscientemente migliorare questi meccanismi, propagandando quantomeno un miglioramento nel modo di riferirsi alle cose e ai fatti, provando a svincolarli dalla loro incarnazione più bassa. Ma in tempi di regressione economica, ideale e sociale sono queste le cose davvero percepite come inaccettabili utopie.

E in chiusura la parola del PD e contingentemente di Bersani: tragicomica, non ha mai trovato dei contenuti né un linguaggio. Improvvisa cercando una trasversalità superata dal più accurato posizionamento delle altre parti, prova ad ammiccare senza avere mai imparato a farlo, e allora è una cascata di finte metafore, smorfie logiche e non sequitur.

28 marzo 2013

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