Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea

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Un’ora trascorsa al MAMbo a guardare come le donne sanno fare arte

 

Autoritratti-mambo post01Chi: 42 artiste
Cosa: Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea, mostra collettiva di arte visiva
Quando: dal 12 maggio all’1 settembre
Dove: museo MAMbo, via Don Minzoni
Costo: 6 euro il biglietto intero, 4 euro ridotto
Info: qui

di Antonio Tirelli

 

 

The times they are a changin’, cantava Bob Dylan in una celebre canzone. Anche i nostri sono tempi di cambiamenti? Sì, è ovvio. Sempre più frequenti. A volte veloci a volte lenti…

Un’ora trascorsa al MAMbo a guardare come le donne sanno fare arte

 

 

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IN BREVE Chi: 42 artiste  Cosa: Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea, mostra collettiva di arte visiva  Quando: dal 12 maggio all’1 settembre  Dove: MAMbo, museo d’arte moderna, Bologna, via Don Minzoni  Costo: 6 euro il biglietto intero, 4 euro ridotto  Info: qui

 

di Antonio Tirelli

 

The times they are a changin’, cantava Bob Dylan in una celebre canzone. Anche i nostri sono tempi di cambiamenti? Sì, è ovvio. Sempre più frequenti. A volte veloci a volte lenti. Imposti da necessità o dalla volontà di capire e ridefinire, in termini generali, dove  possa o dove debba andare a parare la nostra esistenza.

Proprio da un tale atto di volontà scaturisce Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte contemporanea, al MAMbo dal 12 maggio al 1 settembre. Il titolo della mostra è già abbastanza esaustivo e senz’altro è il portato di una temperie culturale nella quale da anni si cerca meritoriamente di dibattere intorno alle tematiche legate al gender e più nello specifico al ruolo del femminile nella società contemporanea. Alla luce del fatto che, se da un lato la contemporaneità riconosce sempre più spesso alle donne una centralità culturale a loro tradizionalmente negata, rimane tuttora valido il sospetto che la nostra visione del mondo continui ad essere condizionata da un marcato androcentrismo. Dunque una mostra di carattere politico, non solo di peso estetico, scaturita da precise constatazioni.

Scrivono le curatrici del progetto: “Percorrendo le sale del MAMbo […] risulta così immediatamente percepibile un dato oggettivo […] : il numero molto diverso di artiste cui viene assegnata dignità museale nel periodo che va dal dopoguerra agli anni Ottanta del XX secolo rispetto a quello successivo. Se nel primo la media è intorno al 6%, nel secondo arriva al 50%.” I tempi cambiano, appunto. E piuttosto che prendere semplicemente atto del mutamento, vale la pena sezionarlo, indagarlo: “Quello dell’apparizione in massa delle donne ad ogni livello dell’arte maistream negli anni Novanta è stato un fenomeno spettacolare e spettacolarizzato, assorbito però da larga parte della critica e della storiografia italiana come un dato di fatto che non necessitava di approfondimenti specifici, riconducendolo – magari solo implicitamente – a generici fenomeni di emancipazione che, tranne in rari casi, si è tralasciato di indagare con strumenti adeguati.”

Ecco dunque un’indagine che potrete osservare fino all’1 settembre e nella quale troverete un parziale ma lodevole compendio dell’evoluzione che nel Novecento italiano le arti visive hanno vissuto in rapporto all’inserimento al loro interno dello sguardo femminile. Molti i temi trattati e molti i metodi e le tecniche utilizzate per trattarli. Con buona pace di quel pur grande artista che fu Salvador Dalì il quale – così narrano – alla sua modella e aspirante pittrice Amanda Lear ebbe una volta a dire: “Inutile che tu cerchi di fare l’artista. Dipingere è una cosa da uomini. Ci vogliono le palle.”

Di seguito tre esempi di quel che la mostra ha da dire, giusto giusto per darvi un’idea.

 

Marion Baruch, Melotti, 2013

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In una ideale evoluzione di poetiche risalenti a Duchamp, l’artista propone un’opera realizzata con scarti di materiale tessile. L’indagine è quella sulla materia e si inscrive in un discorso artistico novecentesco la cui riflessione è ancora di là da concludersi. L’arte è un’interpretazione del mondo che comporta fra le altre cose la riflessione sui materiali che usiamo per elaborare la nostra visione delle cose. Soprattutto, occorre riflettere sul modo in cui li usiamo: ciò che comunemente è definito come scarto può essere protagonista di un’esposizione artistica, se la mano dell’artista riesce a conferirgli dignità e senso.

 

Alice Guareschi, She doesn’t say thing are. She says: things seem to me, 2011

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Un’installazione al neon che ci ricorda due cose.

 

La prima: lampeggia davanti a noi il pronome She (lei) e siamo invitati a considerare che siamo in uno spazio delimitato, siamo all’interno di una visione volutamente parziale di un’universo femminile al quale dobbiamo tributare la dovuta attenzione.

 

La seconda: a questa Lei le cose appaiono in un certo modo ed è manifesta la consapevolezza della parzialità della visione di cui sopra. “Lei non dice: le cose SONO. Lei dice: le cose mi APPAIONO (mi sembrano).” La luce al neon è un manifesto identitario che unisce all’esigenza di rivendicazione l’ammissione che tale esigenza è importante ma non esaustiva della complessità del reale. 

 

Daniela Comani, Top 100 films, 2012, particolare

Autoritratti-mambo interno03Una videoteca fatta di classici del cinema nella quale non sembra di notare nulla di insolito. Basta poco, però, per accorgersi che le copertine dei DVD sono state accuratamente ritoccate, creando uno spostamento di senso che rende percepibile come anche nel titolare i film la nostra cultura si sia dimostrata nel tempo orientata alla visione maschile.

Una riscrittura molto intelligente della cultura pop, che privando i film dei suoi stereotipi li fa risaltare e li rende evidenti.

 

 

 

 

 

 

 

Nota: Le citazioni sono tratte dal volume che fa da catalogo alla mostra e ne mutua il titolo.
AA. Vv., Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea, edizioni Corraini. 

 

23 maggio 2013

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