Uno sguardo sulle prime visioni nei cinema di Bologna. Da non perdere Solo Dio Perdona.

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Un approfondimento sul film di Refn, cenni a Voices e Killer in Viaggio, aspettando il kolossal Into the Darkness 

 

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Cosa: prime visioni da vedere e da evitare
Titoli: Solo Dio Perdona, Voices, Killer in Viaggio, Into the Darkness – Star Trek


di Giuseppe Marino

 
Fra le numerose uscite più o meno notevoli che in questi giorni animano le sale, vale la pena soffermarsi su Solo Dio Perdona, ultima fatica del regista danese Nicolas Winding Refn ...

Un approfondimento sul film di Refn, cenni a Voices e Killer in Viaggio, aspettando il kolossal Into the Darkness

 

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IN BREVE Cosa: prime visioni da vedere e da evitare Titoli: Solo Dio Perdona, Voices, Killer in Viaggio, Into the Darkness Dove: nei cinema bolognesi

 

di Giuseppe Marino

 

Fra le numerose uscite più o meno notevoli che in questi giorni animano le sale, vale la pena soffermarsi su Solo Dio Perdona, ultima fatica del regista danese Nicolas Winding Refn. Dopo un’attività di più di quindici anni, rivolta più che altro a un affezionato pubblico nascosto nella solita nicchia, Refn ha acquisito una considerevole fama con Drive, un film comunque fedele alle tendenze piuttosto radicali dal cinema estetico e mistico dell’autore, “alleggerite” da una storia romantica abilmente gestita dal cavaliere in armatura di cuoio Ryan Gosling.

Il nuovo Solo Dio Perdona, ancora incentrato sulla figura di Gosling, recupera l’intransigente forza dei film precedenti, e si può con una certa giustizia definire un capolavoro, piccolo o grande che sia – anzi, piccolo e grande allo stesso tempo, per la verità.

Only God Forgives è una violenta e meravigliosa rapsodia in rosso, è dolore idealizzato, superficie e oscena predestinazione. Nelle notti di Bangkok si distende lo standard di un intreccio di vendette – come in Drive – perpetrate e ricercate da personaggi archetipici, segnati da un’epica coerenza, come in una tragedia greca o un sanguinario b-movie. L’ambientazione estremorientale non è secondaria, e porta la storia su una linea astratta, mettendo in discussione il ruolo dell’eroe e la sua fortuna, negandogli la possibilità di compiere azioni realmente significative, costringendolo ad aderire senza alcuna deroga al ruolo del loser.

Denso di lanterne e maschere rosse, di labirintici bordelli thailandesi e karaoke ghiacciati in pose da Korova Milk Bar, di ralenti irrinunciabili e delle composizioni musicali distorte di Cliff Martinez, Only Gor Forgives impone temi incestuosi, visionari, profondamente selvatici e disturbanti, lungo la spina dorsale dell’opera.

Se questo è l’interno, la facciata è sincero cinema di genere: cinema fisico e consequenziale, in questo caso splendidamente decentrato e irrimediabilmente smarrito. Un’opera sui generis, dunque, che richiede una buona dose di sangue freddo, ma ripaga con l’immersione in un’esperienza non solita, e può preludere alla felice scoperta di altre pellicole come Valhalla Rising e Bronson, che condividono molti aspetti dello stesso mistero.

Come in una doccia scozzese, immergiamoci in tutt’altre temperature. Voices, all’anagrafe Pitch Perfect, è un’opera di segno diametralmente opposto, ma non per questo disprezzabile. Il film di Jason Moore sta fra un telefilm tipo Glee, ma fatto meglio, e una puntata di X Factor, ma senza l’agonismo di cui un reality necessita. In abile equilibrio fra parodia ed effettiva cura delle performance musicali indubitabilmente pop, può vantare un certo ritmo, un’adorabile Anna Kendrick circondata da un cast ben caratterizzato, e una totale leggerezza. I conflitti classici (amore, amicizia, affermazione del proprio talento) ci sono tutti, ma sono così privi di tensione da avvicinare Pitch Perfect a un rituale zen di puro intrattenimento occidentale.

Dal momento che del cinema è anche divertente parlare male, è giusto dire due parole anche su Killer in Viaggio, che arriverà col consueto ritardo nelle nostre sale giovedì 13 giugno. Britannica commedia nera di Ben Wheatley, rispecchia una certa idea di stupido cinismo, piuttosto diffusa nella contemporanea “satira” crossmediale, che ritiene erroneamente che la libertà di espressione renda ogni cosa meritevole d’essere espressa. Una coppia di ultratrentenni mediamente goffi e frustrati, in bucolica vacanza col camper, scoprono sulla spinta e l’esperienza di lui il piacere di uccidere chi gli provoca un anche vago fastidio. Lontano anni luce dallo stile e la reale ironia (anti)sociale di un Serial Mom, o dalle invenzioni piuttosto sorprendenti di Le Mele di Adamo, il senso di Killer in Viaggio sfugge. Un atto d’accusa contro la vita all’aperto? In mancanza anche di una raffigurazione originale dei vari omicidi, l’unica rappresentazione operata da Wheatly è una scialba escursione nella vita di due psicotici. Come di per sé questo possa configurare un lavoro riuscito e persino divertente, risulta il vero inesplorabile mistero.

Ma abbandoniamo repentinamente anche la nicchia, ricordando che oggi è la giornata della prima di Into Darkness, di J.J. starman Abrams, l’uomo chiamato a (ri)mettere in scena due colossi dell’immaginario comune come Star Trek e, prossimamente, Star Wars. Il secondo capitolo del reboot di Star Trek promette di mantenere la buona riuscita dell’operazione, dando un seguito a uno dei migliori blockbuster degli anni passati. Giustamente imprescindibile: usciamo a riveder le stelle, e dopo rivolgiamoci anche verso qualcosa di meno appariscente.

12 giugno 2013

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