Effimere atmosfere lynchiane

dirty-beaches-recensione-list

La recensione del concerto di Dirty Beaches a Bologna

 

dirty-beaches-recensione-list

Chi: Dirty Beaches
Cosa:
Concerto
Quando: 13 dicembre 2013, ore 22:30
Dove: Bologna, Locomotiv Club, Via Sebastiano Serlio 25/2

di Andrea Marino

 

Le premesse per un ottimo concerto c’erano tutte. C’era la selezione del Locomotiv Club, che per questo Express Festival è andato a pescare delle chicche di tutto rispetto, c’era l’artista stesso, Dirty Beaches, uno che ogni volta che fa uscire…

La recensione del concerto di Dirty Beaches a Bologna

 

 dirty-beaches-recensione-slide

 IN BREVE Chi: Dirty Beaches Cosa: Concerto Quando: 13 dicembre 2013, ore 22:30 Dove: Bologna, Locomotiv Club, Via Sebastiano Serlio 25/2

 

di Andrea Marino

 

Le premesse per un ottimo concerto c’erano tutte. C’era la selezione del Locomotiv Club, che per questo Express Festival è andato a pescare delle chicche di tutto rispetto, c’era l’artista stesso, Dirty Beaches, uno che ogni volta che fa uscire un album o un brano raccoglie entusiastiche grida di giubilo, e anche il clima era tutto sommato favorevole. Allora perché il concerto di Dirty Beaches è stato un mezzo flop?

Le colpe sono essenzialmente di Alex Zhang Hungtai. L’uomo ormai è probabilmente molto invaghito di se stesso, per cui ha preso piuttosto male la modesta (ma non pessima) affluenza di pubblico al suo concerto. Perciò, ha ritenuto che, dopo la buona apertura di Fake Samoa, fosse il caso di suonare una quarantina di minuti, non di più. Non sono cose che un pubblico pagante prende particolarmente bene.

A questo si aggiunge una resa dal vivo che non è delle migliori. Mentre su disco i riverberi e i suoni d’atmosfera riescono con efficacia a trasmettere un ambiente, una sensazione, un’idea, suonati, quegli stessi suoni apparivano un po’ scialbi e decisamente meno coinvolgenti. Anche qui, le responsabilità sono essenzialmente di Dirty Beaches, che per riprodurre le trame del suo ultimo album ha pensato bene di riprodurre il suo ultimo album, senza esecuzione materiale di rilievo. Questo, quando vai a un concerto dal vivo, un suo peso ce l’ha.

Il momento più alto dello spettacolo è stato raggiunto quando Zhang Hungtai, tra i fumi, ha imbracciato il sax e, di spalle, ha estratto dallo strumento note lancinanti che ben si interconnettevano alle musiche preregistrate. Tutto molto lynchiano. Tutto molto bello. Peccato che sia durato tutto molto poco e che ciò che sembrava un warm up era in realtà un precoce ultimo addio.

16 dicembre 2013

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here