La voce roca che ammalia, agrodolce Mannarino

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Il report del concerto al Teatro EuropAuditorium per il tour di Al Monte Live

 

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Cosa: Live Report
Chi:
Mannarino, tour di Al Monte Live
Dove: Teatro EuropAuditorium, Bologna
Quando: martedì 18 novembre 2014

 

di Francesca Bartoli

 

Ci sono concerti che assomigliano a un’avventura d’amore. Quello di Alessandro, Mannarino, il cantante popolare romano, andato in scena lo scorso martedì 18 novembre al Teatro EuropAuditorium di Bologna rievoca le sensazioni del…

Il report del concerto al Teatro EuropAuditorium per il tour di Al Monte Live

 

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IN BREVE Cosa: Live Report Chi: Mannarino, tour di Al Monte Live Dove: Teatro EuropAuditorium, Bologna Quando: martedì 18 novembre 2014

 

di Francesca Bartoli

 

Ci sono concerti che assomigliano a un’avventura d’amore. Quello di Alessandro, Mannarino, il cantante popolare romano, andato in scena lo scorso martedì 18 novembre al Teatro EuropAuditorium di Bologna rievoca le sensazioni del primo appuntamento: gli sguardi imbarazzati e curiosi, le mani che si sfiorano fintamente distratte, una tensione visibile, elettrica fra i corpi. Un appuntamento perfetto ma reso difficile dal luogo scelto, da una distanza che rende più intensa l’attesa del contatto.

In una scenografia che strizza l’occhio a Tim Burton, il cantante trasteverino costruisce un vero e proprio spettacolo, accanto a lui ben 12 musicisti, costumi e luci che tratteggiano ogni nota delle sue canzoni dandogli dimensione quasi fisica. Per il tour Al Monte live, titolo dell’omonimo ultimo e terzo album, Mannarino ha scelto i teatri. Scelta non facile in un periodo di forte austerità in cui le produzioni musicali tendono a contenere i costi, soprattutto dei biglietti che, in contesti così complessi, tendono a salire inevitabilmente (prezzo medio del concerto 40 euro, ma per ogni data 100 biglietti a 10 euro per i disoccupati).

Al Monte live” è un concerto fatto di dettagli, pensato per trasportare il pubblico dentro un’atmosfera onirica, in bilico tra sogno, incubo e realtà, dove si incontrano personaggi fantastici ma autentici, mostri, sirene, eroi, vittime e carnefici e dove, attraverso il canto e il ballo, gli spettatori si ritrovano fusi in unico corpo, trascinato dai suoi testi, veraci e genuini, ma anche profondi e allegorici.

Il live inizia con alcune canzoni tratte dall’ultimo album: “L’impero”, “Daje”, “Malamor”, “Gli animali”. Brani intensi, tutti molto acustici e con grandi ritmi, in qualche modo antichi e insieme carichi di contemporaneità. Dentro i testi c’è un’umanità sacrificata e perduta ancor prima di aver lottato. Inizia così un pellegrinaggio laico con canzoni che affrontano temi complessi, difficili: l’esistenza umana, la bandiera, Dio, il rapporto uomo donna, la violenza.

La voce roca e graffiata, la chitarra in braccio, Mannarino ammalia il suo pubblico come un incantatore di serpenti. Ma se la prima parte del concerto, più cupa e riflessiva, lascia il pubblico carico di energia, la seconda è un’esplosione incontenibile. E la distanza fisica fra palco e platea, diventa insostenibile. Come in quel primo appuntamento, in cui dopo le chiacchiere, che impercettibilmente accorciano le distanze, cade spontaneo un silenzio carico di promesse e di baci, così accade nel concerto.

Dopo un’intensa canzone, “Scendi giù”, implicitamente legata alle vicende della morte di Stefano Cucchi, Mannarino accenna un suono più ritmato e un sorriso più malizioso. Basta poco perché dalla scintilla esploda l’incendio. Due ragazze corrono sotto il palco e in meno di 30 secondi altre 50 persone si ritrovano lì sotto ad applaudire e a ballare trasformando lo spettacolo in una incontenibile festa di paese: corpi sudati, mani che applaudono a ritmo, corpi avvolti dalla musica. Il concerto trova così la sua dimensione più autentica, con buona pace di chi ha comprato il biglietto nelle prime file.

Mannarino e band non si risparmiano, trascinati dalla voce del pubblico che conosce a memoria le canzoni, cavalcano i brani più amati come in un lungo bacio. “Quando l’amore se ne va”, “Statte zitta”, “Signorina”, “Maddalena”, “La strega e il diamante”, “Merlo Rosso”, “Me so mbriacato”, “Tevere Gh” e “Serenata Lacrimosa”: nucleo centrale del concerto, l’essenza intima di un viaggio che, in quanto tale, vive attraverso avventurose tappe, ora più felici, ora più drammatiche. Uno spettacolo generoso, in cui come una magia sempre nuova si instaura fra il cantante e il pubblico un rapporto potente e difficilmente spiegabile, un’empatia fortissima. In questo ritmo crescente Mannarino lancia il suo messaggio d’amore. È nell’Amore che forse è possibile trovare uno sbocco, un passaggio verso il monte, verso una visione grazie alla quale poter sperare di scorgere le stelle che ci appaiono distanti, impercettibili ma che, al contempo, non smettono di costituire l’orizzonte orientativo e regolativo del nostro sperare. Ed è nella consapevolezza di questa assenza-presenza che ci troviamo a «cercare nei campi di campi di grano, nel fondo del mare, dove va a finire il profumo delle stelle che da qui non si sente» (Le stelle). Il finale, “Al monte”, prima sussurrato, intimo, rallentato si trasforma in una crescente e scenografica esplosione di suoni e voci, per un contrasto dolce amaro, come la vita.

 

25 novembre 2014

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