Fumetto, il Magnus Day 2015 è con Lupo Alberto e Tex

A Castel del Rio tanti ospiti per ricordare Magnus, maestro del fumetto

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IN BREVE  Chi: Magnus Day  Cosa: giornata dedicata al fumetto in ricordo di Magnus  Dove: Palazzo Alidosi, Castel del Rio (BO)  Quando: 4 ottobre 2015

Roberto Raviola, alias Magnus. Uno dei più grandi autori al mondo per quanto riguarda il fumetto. Bolognese, emiliano, un legame fortissimo con Castel del Rio un altro con le filosofie orientali, Magnus ci ha lasciato venti anni fa. In questo lasso di tempo l’attenzione verso il suo lavoro non ha mai smesso di alimentarsi in vario modo.

Così, a novembre proprio Bologna si prepara a mostrarne aspetti e opere fino a ora mai indagate, mentre nell’appennino toscoromagnolo, a Castel del Rio, domenica 4 ottobre ospita il “Magnus day”, manifestazione annuale nata nel 2011 e portata avanti da Gabriele Bernabei.

Silver, il creatore di Lupo Alberto, è l’ospite d’onore per l’edizione 2015, che si svolge nel Palazzo Alidosi in via Montanara 1 dalle 10 del mattino. Sua l’illustrazione che campeggia impressa su un piatto ceramico, dove proprio il famoso Lupo viene ritratto con la sua compagna, la gallina Marta, in fuga sul caratteristico ponte degli Alidosi, sito nel territorio di Castel del Rio. Il piatto verrà presentato al pubblico nel pomeriggio (ore 15) mentre, a seguire, ospiti del calibro di Roberto Diso, Sergio Tisselli, Giovanni Romanini, verranno presentati il portfolio “Tex a Castel del Rio” e la raccolta di storie a fumetti “Lunario del Santerno”, con la copertina illustrata da Massimo Rotundo. Lo sceneggiatore Pasquale Ruju, parlerà invece delle due storie di Tex realizzate di recente, tra cui una con Tisselli, fra i più stretti collaboratori di Magnus.

Una iniziativa piccola il “Magnus day”, ma capace di non deludere gli appassionati di fumetti e i fan di Magnus stesso.

Che vorremmo ricordare qui con l’ultima (ri)pubblicazione in ordine di tempo, ovvero il primo volume de La Compagnia della Forca messa da poco in commercio da Rizzoli-Lizard. Come tutti gli altri volumi dedicati all’autore bolognese, anche questo librone di quasi quattrocento pagine (e 27 euro!) fra apparati e storie, è curato con attenzione da Fabio Gadducci. Dietro la copertina dal fondo solitamente sempre molto bianco, sono raccolti i primi dieci dei venti episodi complessivi in cui si articola la saga tragicomica ideata da Magnus insieme a Romanini attorno al 1975 e prodotta fra il 1977 e il 1979.

Parliamo di saga e non di serie, come era nelle intenzioni degli autori, perché “La Compagnia della Forca” interrompe le sue avventure, non avendo trovato un forte riscontro di pubblico. Secondo Gadducci questo avviene perché, il formato scelto all’epoca della prima edizione (volumetti tascabili, con due o quattro vignette per pagina, tipici dei fumetti pornoerotici) e la distribuzione in edicola (intappate proprio dai pornofumetti), hanno soffocato ogni sua potenzialità.

In quest’ultima edizione, Gadducci ha seguito il rimontaggio che Magnus operò per la ristampa del 1987. Le pagine sono così più ampie e la narrazione acquista un ritmo più fluido, oltre che un senso maggiore. E si comprendono appieno le idee che Magnus e Romanini volevano uscissero fuori dalle storie.

Quello che “La Compagnia della Forca” ci offre è il richiamo a un Medioevo dove il grottesco dell’ambientazione e delle situazioni si lega a filo doppio con i due “Brancaleone” firmati Mario Monicelli.

Nella “Compagnia” di Magnus e Romanini c’è lo stesso cotè narrativo, lo stesso scorcio psicologico e antropologico, quindi la stessa messa alla gogna di certe ambizioni e di certi vizi italioti, che Monicelli aveva inserito nella sua scalcagnata truppa di antieroi. Quello che differisce è probabilmente la rabbia. Sorda e virulenta quella che animava lo stilo cinematografico del regista toscano, più sorniona e sottotraccia quella di Magnus. Oppure no. Forse sono altre cose a differenziare e rendere unici questi due prodotti.

“La scommessa” scrive Romanini nell’introduzione al volume, “era quella di riuscire a combinare una narrazione dai toni fiabeschi con la precisione dei rimandi storici“. Questo il primo punto di distacco. “Graficamente parlando” aggiunge Gadducci, “col procedere degli episodi si nota il progressivo stemperarsi di certi toni iniziali ancora legati al grottesco”.

Se si attenuano i rimandi al modo di intendere le tavole come in “Alan Ford” o ancor di più nella prova generale di “MaxMagnus”, viene meno in buona parte il grottesco e il senso della critica di cui dicevamo, a favore (e questo si inizia a vedere dall’episodio che chiude il volume) di una avventura che si intrama più strettamente con gli avvenimenti della Storia.

Niente che tolga alcunché alla godibilità delle storie in cui si imbatte la scalcagnata Compagnia, guidata da Sir Percy di Montblanc e Capitan Golia ma che non presenta un personaggio principale. La narrazione è infatti ripartita fra i vari personaggi, così da rimandare verso il lettore una idea di simultaneità degli avvenimenti e come la loro concatenazione crei l’evento.

Una particolare attenzione sarebbe da prestare a quando Magnus disegna i luoghi che formano Bellorizonte. Ecco, quella è la valle del Santerno, quello è Castel del Rio, lì ogni anno si svolge il Magnus day.

2 ottobre 2015

 

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