Opificio Golinelli, quando la scienza si esplora fin dai primi passi: cronache dall’inaugurazione

Le impressioni lasciate dagli spazi, i laboratori, l’organizzazione della cittadella dedicata alla formazione delle nuove generazioni

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IN BREVE Cosa: com’è andata l’inaugurazione dell’Opificio Golinelli Quando: cronache dal 4 ottobre 2015 Dove: via Paolo Nanni Costa 14, Bologna Info: http://www.fondazionegolinelli.it/

di Ambra Farina

Bologna ha mille volti, è una città viva, piena di cultura, di cose da fare e da vedere, ma da quando sono mamma ho scoperto un aspetto di questa città che proprio non conoscevo, quello dedicato ai bambini. La ricchezza e varietà delle attività dedicate ai più piccoli mi stupisce sempre più e man mano che i figli crescono, anche il mio entusiasmo aumenta. Lo scorso week end, 3 e 4 ottobre, hanno inaugurato un nuovo e fiammante spazio per la Cultura e la Scienza, dove protagonista assoluto è il bambino nella fascia 18 mesi – 14 anni: letture, laboratori e programmi dedicati alle scuole di ogni ordine e grado; di certo grazie all’Opificio Golinelli non ci si annoierà questo inverno.

Nonostante la pioggia battente di domenica, io e la mia famiglia abbiamo voluto fortissimamente andare a vedere cosa fosse questa “Cittadella della scienza” a due passi dal Maggiore, e ho iscritto mia figlia a uno dei laboratori disponibili sulle biodiversità. Arrivati, ho ringraziato di aver prenotato l’attività: abbiamo trovato ad attenderci una discreta fila di persone che aspettava il proprio turno, mentre noi abbiamo avuto la possibilità di passare avanti. L’impatto visivo che si ha non può che essere positivo: l’edificio bianco con grandi vetrate e il piazzale ampio e curatissimo danno la sensazione di entrare in un tempio immacolato, un luogo adatto a fare grandi cose. Superata la security all’entrata, che fa sempre tanto James Bond de noantri, ci siamo trovati in mezzo al frastuono della calca: difficile dire quante persone erano intorno a noi, ma tra bambini schiamazzanti e genitori allucinati di certo eravamo in tanti. Una volta controllata la presenza di mia figlia nel registro dei prenotati all’attività, ci hanno fatti entrare nella prima sala. Che dire, siamo rimasti a nasi all’insù e con un gridolino di eccitazione in gola. C’è poco da fare, questo posto è davvero bello! Al centro della grande sala si erge maestoso un cubo di legno che, come una gigantesca scatola dei tesori, racchiude bambini operativi e addette ai lavori sull’orlo della crisi di nervi. Come biasimarle, vista l’affluenza dei giorni dell’inaugurazione, avranno avuto il loro da fare.

Ho subito notato con piacere grandi oblò arancioni sulle pareti della costruzione nella costruzione, utilissimo escamotage per lasciare i bimbi all’interno mentre partecipano al laboratorio, ma senza farli sentire abbandonati a un incerto destino: la componente continuità visiva ha il mio pieno ed entusiastico appoggio, soprattutto nel mio stato di mamma-bis, che con un occhio deve controllare e supportare la grande e con l’altro deve stare attenta che il piccolo non trovi la maniera di autodistruggersi. Efficienti e veloci le ragazze che lavoravano dentro e intorno al cubo, non abbiamo dovuto aspettare molto per poter accedere all’interno dello spazio e, una volta liberatici delle scarpe, siamo potuti entrare definitivamente.

Tavolini bassi, angolo morbido, pareti che profumano ancora di nuovo… di pancia questa stanza mi è piaciuta subito. Mentre la mia bimba giocava con le mele (il tema del laboratorio) io girovagavo fuori. Senza dubbio l’occhio è rivolto al bambino, è chiaro che l’attenzione alla creazione di un luogo a loro accessibile e da loro vivibile sia alla base dell’intero progetto e devo dire che la suddivisione dell’edificio in base alle età mi è parsa un’ottima idea. Certo, l’angolo della lettura è scarno, sembra veramente buttato lì per caso, quasi nascosto dall’enorme cubo ed è stata palese la mia delusione nel constatare che la biblioteca non sia stata concepita montessorianamente in vista. Per quanto mi riguarda non basta un tappeto con due cuscini per creare l’intimità adeguata al momento lettura, ma ho apprezzato il fatto che almeno ci hanno provato. Ammetto di non aver avuto modo di controllare la qualità dei titoli proposti, ma mentre eravamo lì stavano leggendo Tullet e già questo mi è sembrato un punto a loro favore.

Correndo ancora dietro al mio scatenato esploratore sono arrivata a un’enorme gradinata arancione fluo, alla fine della quale si intravedevano scatole di vetro. Con curiosità sono andata a esplorare, scoprendo con soddisfazione laboratori pieni di microscopi e bambini in età scolare intenti a sbirciare al loro interno. Mi è venuto da pensare che non hanno certo badato a spese quando hanno allestito gli spazi e poter osservare tutto questo ben di dio appena tolto dalle scatole mi ha dato un brivido di gioia che non sono sicura di essere riuscita a tenere per me.

Dalla vetta dei gradoni si accede di nuovo al cubo, ma in una stanza diversa, che ho potuto vedere solo dal di fuori, causa laboratorio in corso. L’idea di mettere un piccolo spazio giochi per i bimbi nel sotto scala della gradinata non mi sembrava male, certo prima di entrarci dentro: la stanzetta, grande poco più di uno sgabuzzino, mi ha dato l’impressione di essere stata ricavata all’ultimo, come a sopperire una dimenticanza. Pochi giochi, pochi libri, due tavolini in croce e l’incapacità di raccogliere al proprio interno più di 5-6 bimbi non fa di quello spazio una vera e propria stanza dei giochi, anche se il poter occupare in altra maniera uno dei figli mentre l’altro partecipa a un laboratorio non mi dispiace nemmeno un po’. Avrebbero potuto fare meglio, indubbiamente. In tutto questo mio girovagare, l’attività a cui mia figlia partecipava stava volgendo alla fine, quindi mi sono diretta di nuovo verso il cubo per recuperarla. A lei il laboratorio è piaciuto e, anche se non definirei propriamente rivoluzionario il far fare gli stampini con metà mela, nel complesso mi è sembrata ben organizzata: una lettura, l’osservazione e l’assaggio di diverse varietà di mele e poi il paciugo con i colori; se fossi stata bambina probabilmente sarebbe piaciuto anche a me.

Facendoci nuovamente spazio nella folla che fortunatamente iniziava a scemare, siamo arrivati all’altra ala del complesso, dedicata ai bambini più grandi e agli adulti. Impatto visivo discreto anche in questa grande sala nella quale vi erano scatole di vetro in cui erano racchiuse varie attività: dalle nanotecnologie alla robotica qui si fa scienza da adulti! Purtroppo l’orario di chiusura si stava avvicinando e non abbiamo potuto esplorare a dovere questo spazio, ma di primo acchito mi è parso ben organizzato, funzionale e in linea con lo stile della prima area visitata. Ho preso uno dei programmi degli appuntamenti prossimi e venturi e sono sicura che torneremo presto a fare qualche attività interessante.

Insomma, Bologna non finisce mai di stupirmi e ora che c’è anche l’Opificio Golinelli so che c’è una possibilità in più per imparare, sia per me che per i miei bambini.

 

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8 ottobre 2015 

 

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