La Cina nascosta, guardata direttamente negli occhi

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Arriva a Bologna Il sentiero cinese, la mostra fotografica di Paolo Longo 

 

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Cosa: Il sentiero cinese. Fotografie dalla Cina di Paolo Longo
Dove: Fondazione del Monte, via delle Donzelle 2, Bologna
Quando: dal 27 settembre al 23 ottobre 2016
Orari: tutti i giorni 10-19; sabato chiuso
Costo: gratuito

di Sergio Rotino

Per almeno dieci anni Paolo Longo è stato un volto Rai: era lui che, da inviato, raccontava la Cina a noi italiani. Dal 2004 al 2014 questo giornalista televisivo…

Arriva a Bologna Il sentiero cinese, la mostra fotografica di Paolo Longo 

 

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IN BREVE Cosa: Il sentiero cinese. Fotografie dalla Cina di Paolo Longo  Dove: Fondazione del Monte, via delle Donzelle 2, Bologna  Quando: dal 27 settembre al 23 ottobre 2016 Orari: tutti i giorni 10-19; sabato chiuso  Costo: gratuito

 

di Sergio Rotino

 

Per almeno dieci anni Paolo Longo è stato un volto Rai: era lui che, da inviato, raccontava la Cina a noi italiani. Dal 2004 al 2014 questo giornalista televisivo non ha incontrato solo lo Stato, il Partito e il Potere che guidano il Paese più grande del continente asiatico. Nel suo percorrere le province e le regioni della Cina, è andato a conoscere la quotidianità di un popolo investito forse dalla più grande trasformazione economico-sociale del nuovo millennio. 

E l’ha documentata attraverso l’obiettivo non della telecamera (sì, anche quello, visto che ha prodotto una ventina di documentari sui diversi aspetti della vita in Cina), ma della fotocamera.

Prelevando dagli scatti immagazzinati prima nei rullini di una Leica, poi dentro la memoria di una Nikon digitale e infine nelle schede di un telefonino Paolo Longo, questa volta nelle vesti di fotografo di lungo corso (“Ho iniziato a fotografare a diciassette anni”), ha composto Il sentiero cinese, mostra fotografica ospitata dal 27 settembre al 23 ottobre presso gli spazi espositivi della Fondazione del Monte in via delle Donzelle 2 a Bologna.

La mostra, curata dall’autore e promossa dalla Fondazione del Monte in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’università di Bologna, propone in cinquanta immagini una sorta di viaggio attraverso le grandi trasformazioni, i mutamenti epocali cui la Cina è sottoposta in questi ultimi decenni.

“Quando vi sono arrivato” dice Longo, “la gente non era più tutta uguale, stava già cambiando. Nelle vesti di fotografo, la mia missione è stata documentare come la popolazione cinese abbia vissuto e stia vivendo il cambiamento”. Seguendo questa indicazione, le immagini de Il sentiero cinese diventano una narrazione spesso rapsodica dove scampoli di tradizioni, di abitudini, di convenzioni sociali si mischiano e, a volte, vanno a contrasto con la modernità all’interno del vivere quotidiano.

“Queste foto non sono come la Cina, ma come i cinesi vivono il cambiamento”. Per cui, se interpretiamo bene le parole dell’autore, “il Paese delle più grandi contraddizioni, il Paese dove tutto accade, si può comprendere meglio solo andando a vedere il suo cuore, cioè il suo popolo”.

È questo che Longo dice con le sue foto prima ancora di affermare: “Ho abbassato lo sguardo e sono andato a cercare le persone”. Quindi non è importante lo Stato, inteso anche come Partito comunista cinese con i suoi ottanta milioni di iscritti, ma chi ne sta alla base. Capendo la società, si comprendono molti aspetti della nazione Cina.

Non è un lavoro facile quello prodotto negli anni da Longo, che dice di vedere il popolo cinese più diffidente oggi rispetto a ieri, eppure relativamente disposto a lasciarsi andare con un occidentale. “Sono diffidenti per tanti motivi” afferma l’autore. “Soprattutto perché c’è molto pudore, di se stessi e del loro Paese”. O come dice Marina Timoteo, direttrice dell’Istituto Confucio dell’università di Bologna: “La Cina si nasconde spesso, è nella sua natura”.

Detto questo, la nazione cinese resta aperta al confronto. “Se nel 2004 mi guardavano come qualcosa di esotico, oggi il rapporto è maggiormente paritario”. Nel senso che “loro vogliono essere cinesi moderni, che guardano avanti, ma non occidentali”.

Negli scatti esposti lungo il percorso della mostra, si vede come Longo colga perfettamente questo sentimento. “Come cinese” afferma Xu Ying, altra direttrice dell’Istituto Confucio, “sono molto colpita da questi lavori perché catturano l’essenza del pensiero dei miei compatrioti”.

In effetti, dentro molte delle foto proposte, si percepisce uno sguardo tanto curioso quanto “gentile”, cioè capace di farsi accettare, di non essere percepito dal soggetto come intrusivo, volgare. Forse perché “io i miei soggetti li guardo sempre direttamente negli occhi mentre li fotografo”.

“A mio avviso, la parola che connota il lavoro di Longo è sincerità” dice la Timoteo. “Sincerità dello sguardo, come è stato per padre Matteo Ricci secoli addietro. Lo stesso candore, la stessa assenza di filtri”. E questo sia nelle predominanti foto a colori che in quelle in bianco e nero. Il perché coesista questa ambivalenza, viene smontata dall’autore con una battuta: “È perché sono confuso”. Va bene, ma la realtà? “Io voglio raccontare storie” dice Longo. “Per questo preferisco il colore. Trovo il bianco e nero troppo artistico per le mie esigenze”.

La mostra è stata ospitata in precedenza a Napoli e a Macerata. Per ogni sede ha vestito abiti diversi. Longo infatti propone scatti di volta in volta nuovi, così da creare un percorso narrativo in continuo mutamento dove i punti fermi restano sempre le persone. A Bologna Il sentiero cinese, nella sua terza trasformazione, è visitabile con ingresso libero tutti i giorni, tranne il sabato, dalle 10 alle 19.

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27 settembre 2016
courtesy the David Bowie Archive (c) Victoria and Albert Museum, London.

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