Un libro per non sparire, un altro per essere felici

Natale alle porte ed ecco quattro illustrati consigliati per i più piccoli

IN BREVE  Cosa: Quattro albi illustrati per bambini: Un giocattolo di Natale, Inverno, C’è qualcosa che puzza, Una splendida giornata Dove: librerie e fumetterie Immagini: in alto dalla copertina di C’è qualcosa che puzza, in basso copertina di Un giocattolo di Natale

di Sergio Rotino

Non sappiamo più quanto i ragazzi leggano o non leggano i fantasiosi racconti di Gianni Rodari, ma certo non farebbe male porgergliene qualcuno ogni volta possibile. Soprattutto perché moltissimi delle storie inventate da questo narratore mantengono ancora una freschezza inventiva e una godibilità di lettura da fare invidia a molti autori di oggi. Niente di meglio di un classico moderno che parla una lingua molto prossima alla nostra, verrebbe da dire. E poi siamo sotto Natale. E poi le edizioni Einaudi ragazzi pubblicano una nuova edizione de Un giocattolo di Natale (pp. 80) arricchita dalle illustrazioni dell’artista italo-thailandese Elisa Macellari. Come si fa a non parlarne?

Uscito per la prima volta nel 1980 all’interno de Il gioco dei quattro cantoni, il racconto fa parte dell’ultima produzione di Rodari. Molto curiosamente il personaggio principale dopo appena quattro righe si rivela essere proprio lo scrittore, che in una sera di dicembre va in giro per Roma “con l’orgoglioso proposito” di comprare ai ragazzi dei giocattoli. Vorrebbe trovare quelli che desiderava da bambino, peccato che non esistano più, sostituiti da altri per lui “assolutamente misteriosi”. E misterioso è il giocattolaio che, sbucato da una botteguccia senza vetrine, gli propone come regalo un telecomando, capace però di trasportare chiunque nel tempo e nello spazio, oppure su “un altro canale” per quanto tempo si vuole. Una macchina del tempo, dunque, i cui poteri messi in mano a chiunque, ragazzi compresi, divengono un’arma pericolosa perché permette di far sparire cose e persone che ci danno fastidio. Lo sviluppo del racconto è un capolavoro di precisione e raffinatezza, che Rodari tiene fino alla sorpresa risolutiva, lasciando a scorrere in sottotesto la morale: le vie facili per ottenere qualcosa, sono spesso le più pericolose. Indirizzato ai ragazzi dai sei anni, Un giocattolo per Natale trova un grande sostegno nel controcanto imbastito da Elisa Macellari soprattutto con le tavole a tutta pagina, in cui l’uso di colori desaturati crea un bellissimo effetto di sospensione favolistica.

Creato perché sia facilmente leggibile da un pubblico dai due ai tre anni è Inverno (La coccinella, pp. 12), lineare libro pop up opera dell’autore e illustratore statunitense David A. Carter. Sono dodici pagine in cui questo maestro nel lavorare con la carta e le immagini ricrea la sensazione della stagione più fredda dell’anno. Ogni doppia pagina offre, quando la si apre, un bellissimo pop-up sempre in tema con l’inverno. E così davanti agli occhi si aprono nella loro bellezza fiocchi di neve, l’agrifoglio con le sue bacche dal rosso intenso, alcuni ciuffi di erica, una vecchia quercia e altro ancora. A compendio, le pagine offrono per ogni illustrazione altre immagini soprattutto di animali e piante corredate dai nomi rispettivi più alcune brevissime frasi che ne indicano le azioni, ma anche una poesia di pochi versi in rima baciata capace di evocare la magia della neve, del freddo, del silenzio che ammanta il paesaggio. Il tratto accattivante di Carter insieme alla sua sapienza nel costruire la pagina rendono questo piccolo libro un oggetto prezioso, da sfogliare e sfogliare ancora insieme ai bambini, per raccontare loro di una stagione che nella realtà ha oramai un altro volto.

Si rimane in un luogo freddo, questa volta tocca al Polo, con il consigliatissimo C’è qualcosa che puzza (Phaidon, pp. 40, trad. Eleonora Zoratti). Nato dalla creatività del grafico e illustratore francese Jean Gourounas il libro si sviluppa su illustrazioni a doppia pagina, disegnate a mano e colorate al computer, in cui un pinguino tenta apparentemente di pescare sul ghiaccio. Ma inutilmente. Infatti attorno a lui, lentamente, si accalca velocemente una piccola folla di animali – a partire da un curioso coniglio bianco per arrivare a uno strano alce – più un eschimese, tanto per non farsi mancare nulla. E tutti a fare domande sul cosa accade, ad aggiungere congetture, a esprimere pareri, mentre il pinguino cerca prima di fare silenzio poi, rassegnato quanto innervosito, risponde laconicamente quando viene chiamato in causa. Un chiacchiericcio che aumenta fino a quando sempre il pinguino sente che qualcosa si muove sotto il ghiaccio, nell’acqua. Allora la piccola folla ammutolisce in attesa di vedere cosa abbocca. Il finale rivelatore, che spiegherà come mai i pesci non abboccano, lascerà a bocca aperta animali e lettori.

Divertentissimo, con una illustrazione giocata sui volumi geometrici (ma arrotondati) del cerchio e del rettangolo, C’è qualcosa che puzza! è un illustrato che oltre a essere godibile se sfogliato in autonomia, offre la possibilità di una piccola teatralizzazione indirizzata ai bambini dai tre anni. Basta infatti che il lettore di turno crei le voci dei vari personaggi e ne interpreti le battute corrispondenti, coinvolgendo inoltre i bambini sul mistero dei pesci che non abboccano. Il gioco così è fatto. E se vi chiedete da dove venga il titolo, beh, viene da una espressione idiomatica che indica quando una situazione non torna in modo sospetto. È proprio la situazione usata da Gourounas a non tornare, giustamente, altrimenti non si potrebbe arrivare alla incredibile sorpresa che chiude il libro.

Suzy Lee è un’autrice di cui abbiamo amato molti dei lavori pubblicati in Italia da Corraini editore (se non la conoscete, andate a recuperare L’onda). Ne Una splendida giornata (Terre di mezzo, pp. 32, trad. Sara Ragusa) la ritroviamo come illustratrice al servizio del testo gioioso di Richard Jackson. Un testo che mira a trasformare una giornata carica di pioggia in una giornata colorata, piena di sole. Un vero inno alla capacità di bambini e ragazzi di recuperare la parte di positività che è in loro. Quindi ascoltando una musica che scaturisce azzurra dalla radiolina si può ballare, cantare, fischiettare, battere le mani fare capriole e scoppiare letteralmente di vita.

A leggere il testo creato da Jackson che si stende lungo le pagine del libro, si capisce come esso si avvicini alla forma canzone per la capacità (mantenuta nella traduzione) di esprimere una tensione ritmica estremamente elastica oltre che per l’uso di parole e frasi facili da memorizzare. Su questa ottima base, Suzy Lee crea un vero e proprio balletto. Parte da un elemento di stasi, da un risguardo carico di nuvole nere e di pioggia, poi da una illustrazione in cui due bambine se ne stanno chiuse in casa, sconsolate. Si capisce che è un temporale estivo dal come sono vestite, ma non è questo il punto. La svolta avviene con il bambino che accende la radio. Da lì in poi tutto si muove, tutto diventa coreografia sulla pagina e negli occhi dei lettori, e più aumenta il movimento più le immagini abbandonano il bianco e nero per passare al colore, si muovono dalle matite e dalle chine nere e grigie alle matite e ai colori. Il movimento “esplode” verso l’esterno, uno spazio che si allarga pagina dopo pagina, che si fa sempre più pieno, più completo, più avvolgente. È come se Lee avesse preso spunto da Cantando sotto la pioggia per approdare dalle parti di Hair.

Le illustrazioni pulsano di vita, di movimento, ma soprattutto comunicano la stessa frenesia e la stessa gioia del testo di Jackson, insieme diventano un tutt’uno che emoziona e porta il sorriso alle labbra fino al risguardo di chiusura, carico di un cielo azzurro, di vento e ancora di corse. Sono emozioni quelle presenti nell’illustrato che un lettore bambino – coadiuvato o meno da un adulto per la lettura, a seconda dell’età – percepisce immediatamente. Probabilmente perché gli appartengono e niente e nessuno gliele può né deve togliere, se vogliamo che le generazioni future abbiano ancora la capacità di essere felici.

13 dicembre 2017

courtesy the David Bowie Archive (c) Victoria and Albert Museum, London.

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