“Lampedusa”: al teatro si raccontano l’immigrazione e la sopravvivenza della speranza

Al Teatro Duse il 17 gennaio lo spettacolo con Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano

Cosa: Lampedusa al Teatro Duse. Dove: Via Cartoleria, 42, Bologna Quando: giovedì 17 gennaio 2019 Info: teatrodusebologna.it

Ricomincia la stagione teatrale dopo la pausa festiva, che poi pausa non è stata perché il programma è stato vivo anche nell’ultima parte dell’anno, al Teatro Duse di Bologna. I primi mesi dell’anno saranno densissimi, con una frequenza di spettacoli veramente impressionante. Tra tutti i testi e le performance che vedremo in scena, però, oggi scegliamo di segnalarvene uno, visto il momento culturale e sociale che stiamo vivendo.

Lampedusa: un titolo che subito si associa all’accoglienza, a quella che è stata per anni la perla della solidarietà italiana ed europea. Croce e delizia di un approccio diverso alle migrazioni. Donatella Finocchiaro e Fabio Troiano, volti piuttosto conosciuti del piccolo e del grande schermo, portano in scena giovedì 17 gennaio alle 21,00 questo testo di Lustgarten tradotto in italiano da Elena Battista in uno spettacolo prodotto da A.Artistiassociati, Bam teatro e Mittlefest.

Stefano, interpretato da Troiano è un pescatore siciliano che ora si guadagna da vivere recuperando i corpi dei profughi annegati in mare, e che confronta la sua esistenza con quella di Denise, portata in scena da Donatella Finocchiaro, studentessa marocchina italiana, immigrata di seconda generazione che si mantiene agli studi lavorando in una società di prestiti, vestendo i panni scomodi dell’esattore dei crediti inevasi a Milano. Un testacoda geografico che già altre volte ha prodotto buoni risultati letterari. Pensiamo per esempio al romanzo di Napolillo, Le tartarughe tornano sempre.

Vedremo sulla ribalta un racconto sulla sopravvivenza della speranza. Dietro il nazionalismo che si rafforza come nelle peggiori fasi di crisi, dietro la chiusura dei confini e l’innalzamento dei muri, c’è spazio ancora per le persone in un Paese complesso come l’Italia, in cui si alternano vicende di xenofobia brutali a gesti di grande e spontanea generosità, fino quasi a non capire più se a prevalere sia ancora la solidarietà o se la paura abbia cancellato il cuore antropologico e mediterraneo di una delle nazioni più tormentate e invase d’Europa. In questo caso a prevalere sono le corde gentili, l’umanità, nonostante fondamentalmente in scena si vedano due monologhi paralleli ma che sono fili di vita intrecciata.

La regia dello spettacolo, che rimarrà in città solo per una sera, è curata da Gianpiero Borgia, che vanta nel suo curriculum collaborazioni e direzioni con attori del calibro di Gigi Proietti e Giorgio Albertazzi, oltre ad aver curato la regia di tragedie greche a Siracusa o di testi di Carmelo Bene.