Frank King e Gasoline Alley: in mostra la striscia che ha attraversato cento anni di storia americana

Un secolo di Gasoline Alley è a Palazzo Fava. L'intervista al curatore Giovanni Nahmias

IN BREVE CHI: Frank King. Un secolo di Gasoline Alley COSA, mostra fumetti QUANDO: 15 marzo-7 aprile 2019 DOVE: Palazzo Fava, via Manzoni 2 Bologna ORARI: mar-dom, h 10-20; chiuso il lunedì COSTO: intero 5€, ridotto 2€ per chi ha già acquistato il biglietto della mostra Sturmtruppen 50 anni e per i possessori di un titolo di accesso a Bologna Children’s Book Fair 2019 INFO: genusbononiae.it/mostre/frank-king-un-secolo-di-gasoline-alley

Che siate o meno amanti del fumetto “Frank King. Un secolo di Gasoline Alley” è una mostra da non perdere. Aperta dal 15 marzo, chiusura prevista per il 7 aprile, racconta una storia tutta americana mai approdata in Italia, quella di un autore capace di creare, striscia quotidiana dopo striscia quotidiana, uno spaccato sensibile della società statunitense. E tutto ponendo sotto la lente di ingrandimento il microcosmo che anima una strada cittadina, la Gasoline Alley che campeggia nel titolo.

Curata dallo studioso e collezionista Giovanni Nahmias insieme ad Hamelin associazione culturale, Frank King. Un secolo di Gasoline Alley offre al quarto piano di Palazzo Fava una selezione di circa 50 tavole, quasi tutte originali, organizzate in un percorso che immerge il visitatore nello straordinario mondo creato da King. Un mondo che non si è arrestato mai durante il corso di questi decenni, anzi si è sempre evoluto tenendo conto di quanto accadeva nella vita dei cittadini statunitensi.

È la prima volta in Europa per Gasoline Alley. Che viene proposto in una esposizione, sì piccola, ma estremamente preziosa per comprenderne il grande respiro. Il respiro di un fumetto che appare per la prima volta sul “Chicago Tribune” il 24 novembre 1918. Cento anni sono un caso unico di longevità nel segno di una continuità produttiva. Indicano anche quanto la “via alla serializzazione” sia potente e come l’espediente narrativo di far crescere i personaggi praticamente in tempo reale, quindi assieme ai lettori, abbia dato luogo a un legame fortissimo. Vita e finzione si sposano e si confondono nelle strip e nei domenicali di questa “via della benzina”, considerato fra i precursori del moderno graphic novel.

Partita come striscia comica, King l’ha poi portata su un terreno in cui la battuta fulminante e autoconclusiva, tipica di questo modo di fare il fumetto, viene abbandonata in favore di un flusso continuo degli eventi. Inizialmente al centro delle storie abbiamo Walt Wallet e il trovatello Skeezix – in gergo vuol dire qualcosa come “vitellino”. Un bel giorno Walt se lo trova davanti alla porta, diventandone immediatamente la figura genitoriale di riferimento. Ma molto del peso della narrazione passa velocemente sulle spalle del ragazzino, poi ragazzo, poi uomo Skeezix, a tal punto che oggi Jim Scancarelli, il quinto disegnatore della striscia, lo pone al centro di una famiglia in cui non si contano più figli, nipoti e nipoti di nipoti. Un patriarca che sta per toccare anche lui i cento anni e testimonia, nella sua resa grafica e narrativa, come Gasoline Alley abbia attraversato la storia americana, raccontando con poesia e umorismo non solo la vita di persone comuni ma il passare di tutti i grandi eventi del XX secolo.

Potremmo definirlo un graphic novel involontario, e un progetto di graphic journalism ante litteram, che nel suo srotolarsi dà luogo a un affresco dove la Storia si raccoglie intera. Opera monumentale, quindi, che ha certamente scavalcato le intenzioni di King, diventando altro dal semplice fumetto.

«È un fumetto che entra nella Storia per tanti motivi» ci dice il cocuratore della mostra Giovanni Nahmias. «Il più recente riguarda il suo compleanno, che è da record. Non esiste un altro esempio di fumetto che viene disegnato in maniera originale da cento anni a questa parte, continuando cioè a narrare la storia con cui ha preso avvio nel 1918.

Un altro motivo è che la vita dei personaggi viene raccontata in tempo reale. Questa la sua unicità, che ha creato un rapporto di identificazione e di passione con il pubblico. Frank King ha continuato a portare avanti questa modalità fino alla pensione, per poi passare il testimone, a differenza di altri. Per esempio al contrario di Schultz, che ha voluto chiudere la propria strip, King l’ha affidata ad altri disegnatori, che hanno continuato a raccontare Gasoline Alley in perfetta sintonia con quanto fatto da King e dai disegnatori successivi. Scancarelli è il quarto autore di questo fumetto e pubblica quotidianamente nuove strip dei personaggi ideati da King».

Il fumetto creato da King, ha la sua importanza nel trasformarsi da strip comica in qualcosa di simile a una soap opera epocale, che parla della e alla società americana, che ne racconta la sua evoluzione?

«Esatto. La primissima Gasoline Alley, quella di inizio anni Venti, quindi prima dell’arrivo del bimbo Skeezix, era una strip convenzionale, con battuta in chiusura. Col tempo lo sfondo e la storia americana diventano altrettanto protagonisti oltre che una delle leve di identificazione con il pubblico. Questo fino a quando Skeezix, a 21 anni, parte per la guerra. Da lì il Secondo conflitto mondiale viene raccontato tutti i giorni attraverso la vita al fronte del ragazzino. È un altro degli elementi eccezionali della strip».

Oltre al fatto che così King crea inconsapevolmente i prodromi del graphic novel e del graphic journalism…

«È il concept della mostra. Che non vuol essere solo una mostra storica. Non stiamo cioè riscoprendo un fumetto delle origini, ma un fumetto che ancora continua a essere pubblicato, con una storia che si evolve e che da un punto di vista stilistico, per le invenzioni grafiche e non solo per quelle narrative, è vicinissimo alla sensibilità di molti autori contemporanei. Da un lato troviamo la biografia, dall’altro il reportage, ma bisogna anche guardare all’impostazione delle tavole domenicali, all’uso dei colori, alla composizione delle vignette, aggiungerci le soluzioni visive, il punto di vista… È tutto estremamente moderno e tutto vicinissimo al graphic novel contemporaneo».

Ma Gasoline Alley è un fumetto da scoprire per l’Italia, dove non ha mai avuto una pubblicazione. Come si spiega questa assenza, visto che nel tempo abbiamo importato vari fumetti dagli States, anche stranissimi, anche underground…

«Verissimo quanto dici, ma bisogna guardare alla specificità di una strip sindacata qual è Gasoline Alley. Non ha una battuta finale e racconta una storia strettamente legata ai lettori americani. Nel caso del fumetto di King, vi è un solo livello di lettura, che era ed è vicinissimo all’esperienza quotidiana di chi vive negli Stati Uniti. Inoltre il tempo della narrazione, estremamente dilatato, la rende poco fruibile. La continuity è veramente troppo forte per avere senso fuori dal suo luogo di produzione. Tutto questo l’ha resa non traducibile e non esportabile all’estero. Non sono in Italia, ma neanche negli altri paesi europei dove normalmente si pubblica fumetto americano. E così la prima pubblicazione italiana l’ho curata personalmente io due anni fa, cioè quando il fumetto aveva già compiuto novantanove anni. È quindi molto bello poterlo proporre adesso a un pubblico più vasto, grazie a questa mostra».

Il suo essere collegata, nel nostro contemporaneo, al graphic novel potrebbe mutarne la sorte?

«Oggi la strip continua a non essere pubblicata per le stesse ragioni di ieri. Se venisse pubblicata – so che Linus era interessato – lo sarebbe come riproposizione storico-artistica di un grande autore del fumetto americano. Però grazie alla mostra è possibile fare un focus, evidenziare gli elementi di sensibilità contemporanea dal punto di vista grafico».

Walt e Skeezix, i personaggi iniziali della strip, non sono padre e figlio. Skeezix è un trovatello. Un elemento narrativo molto curioso, almeno all’interno del panorama fumettistico degli inizi.

«Vero. Ma al tempo stesso, non era così insolito. Zio Walt, come è chiamato nelle strip, fa ricordare come nelle famiglie del fumetto vi siano molti zii e pochi genitori. Anche Pisellino di Braccio di ferro è un trovatello. Zio Paperino lo è, come poi lo saranno i suoi tre nipoti… È una struttura familiare che adesso ci può apparire strana, se riferita a quel periodo storico e anche alla vita del personaggio di Skeezix. Come Walt, anche lui si sposerà e avrà una famiglia. Diventerà un patriarca, nella maniera più tradizionale possibile. Però a inizi del Novecento, i rapporti diretti e familiari non venivano esplicitati all’interno del fumetto. Quindi sì, Skeezix era un trovatello. Ma Walt diventa subito suo padre a tutti gli effetti. Non solo, Walt avrà poi un figlio, Corky. Ancora dopo, negli anni trenta, qualcuno che ne conosce la storia abbandonerà una bimba nella sua auto. Quindi la sorellina Judy è anche lei una trovatella. La famiglia di Walt risulta, così, molto articolata.»