BilBOlbul 2019 o del fumetto spaesato

Si aprono le danze per la tredicesima edizione del festival internazionale del fumetto. Breccia, Alagbé, Krug, Reynolds le mostre principali e due anniversari.

IN BREVE Cosa: BilBOlBul tredicesima edizione Quando: 29 novembre – 1 dicembre 2019 Dove: Bologna Immagine: Yvan Alagbé Programma completo: bilbolbul.net

Si aprono le danze per la tredicesima edizione di BilBOlBul. Dal 29 febbraio al Primo dicembre il Festival internazionale del fumetto, da sempre ideato e proposto a Bologna, si spiegherà nella sua classica forma, con un concentrato di presentazioni, vernissage, proiezioni, dibattiti e firmacopie.

Se vogliano sgranare alcuni dati, in questi tre giorni ci saranno nove mostre per adulti, tre per bambini nella sola selezione ufficiale e ben altre diciannove nel festival Off. Ventiquattro sono invece gli incontri, di cui quattro vanno sotto la sigla “BilBOlBul consiglia” e altri quattro indicati come “Ping pong”.

Tanta roba, come al solito. Ma un po’ meno del solito, visto che l’offerta complessiva pare essersi ristretta a favore di una sua verticalizzazione (ci verrebbe da dire: meno presenze, più presenza). Qui ci soffermeremo soprattutto sulle mostre principali, quelle che daranno il via alla manifestazione. In questo senso l’apice verrà toccato nella data mediana. Questo perché il 30 novembre si aprono ufficialmente le porte delle quattro mostre principali offerte dalla programmazione di BilBOlBul 2019.

Alberto Breccia – Eternauta

Fra tutte, da visitare immediatamente per poi ritornarci quando la calca sarà scemata, Alberto Breccia. Il signore delle immagini. Curata da Daniele Brolli, l’esposizione (che inaugura alle ore 12) è dedicata all’opera del grande maestro argentino, di cui ricorre inoltre il centenario della nascita.

Come oramai tradizione, è la Fondazione del Monte a ospitare, fino al 7 gennaio la mostra in via delle Donzelle 2. Gli spazi ospitano circa 150 fra tavole originali e disegni, fra lavori già conosciuti e materiale inedito, o comunque rarissimo, di questo grande autore, la cui arte è conosciuta a livello internazionale. «La mostra è particolarmente intensa» afferma Maura Pozzati, consigliere della Fondazione. «Gli originali esposti mostrano insieme alla pittoricità e magmaticità dello stile, la grande capacità tecnica e stilistica di Breccia, cosa che nessun libro per quanto stampato con tutti i sacri crismi può restituirci.»

Chi non conoscesse i lavori di Breccia, sappia che non è un autore facile. Per dire, il suo immaginario è lontano le mille miglia rispetto a quel Jack Kirby “Re dei fumetti” ospitato nell’edizione 2018 di BilBOlBul. Dentro il suo operare vi è un sentimento di irrequietezza, di non allineamento al pensiero comune che ne fonda la grandezza e l’unicità dello stile. Ovviamente, parlando di Breccia, si parla di Argentina, di Buenos Aires, delle sue periferie e dei suoi bassifondi. Non solo, «Si parla di Borges, autore amato tantissimo, e si parla della sua grande passione per la letteratura». Sempre secondo Pozzati «Breccia si è andato a cercare i suoi autori per sentimento di affinità». Un sentimento che lo ha portato a incrociare anche Poe e il Che dei Diari ed Ernesto Sabato. Ma anche Umberto Eco. Già, proprio Umberto Eco. «Una delle chicche esposte in mostra, sono le tavole firmate dal maestro argentino per Il nome della rosa» dice Pozzati. Altre chicche sono «le tavole prodotte per narrare alcuni racconti di Borges». Alla mostra è collegato un catalogo dal titolo omonimo, curato anch’esso da Brolli.

Per chi volesse arrivare preparato alla mostra, il consiglio è di partecipare all’incontro che si terrà in Accademia delle belle arti a partire dalle 11 del 29 novembre. Vittorio Giacopini, Daniele Brolli e Enrico Fornaroli, dialogheranno con José Munoz «che è stato ed è un grandissimo autore che ha scritto la storia del fumetto internazionale, ma è anche stato un allievo di Breccia» dice proprio Fornaroli.

BRECCIA E POI?

No, non c’è solo Breccia. Mantenendo la sua di tradizione, BilBOlBul propone tre mostre principali, dedicate a forme di fumetto distanti fra loro per intenzione stilistica, ma non per volontà di raccontare. Tre mostre per tre autori anch’essi non facili, quelle dedicate alla Krug, a Alagbé e a Reynolds. Tre mostre che dichiarano quanto il fumetto contemporaneo si mostra e si muove nel contemporaneo mostrando varie facce sfaccettature. Tre mostre che sviluppano in pieno il tema di questa tredicesima edizione: lo spaesamento.

«Dedicare il festival allo spaesamento potrebbe esser vista come una manovra ruffiana» dice Varrà, presidente di Associazione Hamelin che produce BilBolBul. «Nel senso che escono tantissimi libri che ne parlano in modo e qualità differente».

Ruffiana? Potrebbe essere. Resta comunque la necessità di doverne parlare, altrimenti si lodano le magnifiche sorti et progressive senza vedere la trave della crisi di immaginario che ci si è piantata nell’occhio. Ecco quindi che il Festival ha deciso di prendere il metaforico toro per le corna.

TRE DIFFICILI AUTORI CONTEMPORANEI

«La scelta di questi tre autori, con l’aggiunta di Breccia, è una scelta radicale» racconta Varrà. «Nel senso che sono autori difficili, che lavorano in modo particolare nel trasformare la riflessione sulla problematicità in linguaggio». Da aggiungere che non sono nomi particolarmente conosciuti in Italia e che han prodotto libri in puro stile contemporaneo, cioè «non particolarmente accoglienti».

Proponendo questi artisti, BilbOlBul fa praticamente quello che dovrebbe accadere in qualsiasi festival nato all’interno di un contesto poi andato a trasformarsi: certamente continuare a scandagliare il passato, ma mettendo maggiore intenzione nel cercare di comprendere cosa accade in una forma artistica entrata in crisi al pari di tutte le altre. Cercare di comprendere come si sta muovendo. Detto in altri termini, visto che il contesto territoriale è favorevole, non adagiarsi sugli allori, non vivere di rendita, ma spingere ancora di più sul pedale dell’acceleratore, radicalizzare la ricerca.

E quindi: lo spaesamento come condizione costitutiva del presente, filo rosso di tutto il Festival, ha come indice puntato le proposte espositive dei tre autori internazionali.

Alagbé – Marron

Yvan Alagbé, è forse il più estremo fra di essi. L’autore franco-beninese, che ha creato l’immagine guida per BilBOlBul 2019, «racconta di uno spaesamento che riguarda la geografia e la storia insieme», e arriva a toccare i temi del colonialismo e delle migrazioni.

A lui vengono dedicate due mostre. La prima, Una storia dell’amore, forse la più ricca, getta uno sguardo retrospettivo al suo percorso artistico e politico. Ospitata in Accademia delle Belle arti (30 novembre-20 dicembre) espone, tra le altre, tavole tratte da L’Apocalypse des Oiseaux, libro ancora inedito cui Alagbé lavora da otto anni, nel tentativo restituire al lettore una storia universale dell’amore. All’interno della mostra sono esposte inoltre tavole di altri lavori. Molte provengono da Negri gialli e altre creature immaginarie, lavoro di un realismo spiazzante in cui si da il ritratto della vita di una famiglia di sans-papier africani in Francia. A queste si aggiungono le riscritture in chiave drammatica o parodica di testi quali il Vangelo, dove Gesù è impersonato da una ragazzina, o i fumetti pulp e popolari degli anni Sessanta. Qui si vede, forse più che altrove, la volontà dell’autore di sottrarre certe narrazioni agli automatismi percettivi e culturali dell’immaginario.

«È una mostra ricchissima, che si dipana fra Aula Magna e spazi espositivi dell’Accademia» specifica il direttore Enrico Fornaroli, «proponendo oltre 400 pezzi tratti dai lavori di questo autore».

Alagbè è lui stesso un negro giallo, vive cioè in quel limbo di “non classificazione” che gli permette di raccontare quanto noi non vediamo. Limbo che, per Varrà «ancora una volta diviene un luogo da cui cercare di comprendere la difficoltà in cui incappiamo nel comunicare e quanto il malinteso faccia parte della nostra esistenza. Senza essere per questo letto in chiave negativa, anzi».

Di Alagbè è possibile visitare un’altra mostra, ospitata presso Squadro, via Nazario Sauro 27. Questa volta si tratta di serigrafie realizzate dall’autore a partire dall’edizione italiana di Negri gialli (Canicola, €19).

Come per Breccia, anche per Alagbé si avranno incontri in cui scoprire meglio il suo pensiero artistico e politico.

Lo troveremo in dialogo con l’artista messicano Miguel Angel Valvidia presso Modo Infoshop (29 novembre, ore 21.30, via Mascarella 24/b), modera Alessio Trabacchini. Sabato 30 novembre dialogherà invece con Tiziana Lo Porto presso la Biblioteca italiana delle donne (ore 10.30, via del Piombo 5) sul tema dell’amore come forza artistica e politica all’interno dell’incontro In principio era la gioia. Infine domenica 1 dicembre, dialogherà con Wu Ming2 su narrazioni e migrazioni per Poetica della valigia, ospitato da DAS-Dispositivo arti sperimentali (ore 16.30, via del Porto 11).

Nora Krug

Lo spaesamento come condizione costitutiva del presente è quanto Nora Krug ha messo al centro del graphic novel Heimat (Einaudi, €19), definito dalla critica internazionale come uno dei libri più importanti degli ultimi anni. La mostra, ospitata nel Museo internazionale e biblioteca della musica di Strada Maggiore 34 (30 novembre-6 gennaio) e promossa dal Goethe institut di Roma in collaborazione con Istituto di Cultura germanica Bologna, Einaudi editore e Strane Dizioni, è dedicata interamente alle tavole che lo compongono. La visione dell’allestimento rimanda immediato a un corpo a corpo serrato con la Storia. A un confronto, che avviene attraverso tavole a fumetti che si caricano di elementi “esterni” quali cimeli, documenti, foto in bianco e nero o colorate, legati alla famiglia dell’artista. Lavorando in questo modo, la Krug fa venire a galla con la precisione di un bisturi, quello che è il rapporto intercorso fra i suoi familiari e avvenimenti tragici del Secondo conflitto mondiale. Un rapporto che per anni era stato sottaciuto.

Questa necessità di sapere e di fare i conti con qualcosa da sempre evaso, ma profondo e radicato nella mente, nasce ancora una volta da un posizionamento fisico dell’autore. «È a causa del trasferimento a New York che la Krug si accorge di essere tedesca» dice Varrà. «Non solo, si rende conto di come non sia un elemento semplice da gestire, per l’eredità culturale e per lo stereotipo che questo rappresenta agli occhi degli abitanti di altre nazioni».

Lo spaesamento in questo caso non porta soltanto a fenomeni in assoluto negativi, ma anche a scoprire qualcosa di se stessi: si trasforma in una possibilità di rivedere se stessi, così da creare una riflessione precisa sul passato e sul nostro presente.

Anche per la Krug è possibile ampliare la sua conoscenza grazie a Nora Krug: Eine retrospektive (30 novembre-6 gennaio). Come recita il titolo, è una retrospettiva che si snoda negli spazi della Galleria d’arte Portanova12 (via Portanova 12) ripercorrendo la sua carriera di illustratrice, dagli esordi ai nostri giorni.

La Krug sarà inoltre in dialogo con la documentarista Chiara Sambuchi per Testimoni, incontro che si svolgerà nell’aula magna dell’Accademia di belle arti (30 novembre, ore 16), mentre nella Sala conferenze del MAMbo (1 dicembre, ore 14.30, via don Minzoni 14) per Heimat: storia di un libro, racconterà a ruota libera della sua graphic novel.

Chris Reynolds

Dall’Inghilterra, esattamente dal Galles, arriva Chris Reynolds. La sua mostra, ospitata da Spazio B5 in vicolo Cattani 5/b (30 novembre-20 dicembre) si intitola Giorni nuovi… e migliori? e raccoglie le tavole originali presenti nella raccolta di racconti Un mondo nuovo. Fumetti dalla Mauretania (Tunuè, €24,90).

Lo spaesamento di cui è artefice Reynolds è più sottile, sfuggente, rispetto agli altri due autori di cui abbiamo parlato. Il suo universo narrativo proposto in mostra, fa da specchio a molte delle inquietudini del presente. Nel caso delle tavole esposte, la situazione è quella di un futuro molto prossimo in cui sono arrivati gli alieni. Essi vivono fra di noi eppure ci sono invisibili. Secondo Varrà, è «un pretesto narrativo che serve all’autore per raccontare personaggi che si muovono come avessero perso la consapevolezza di poter procedere attraverso atti di volontà, con la sensazione che qualcuno abbia scelto per loro».

È possibile ascoltare l’autore, che discute sul suo lavoro insieme a Paul Gravett, nell’Aula Magna dell’università di Bologna (29 novembre, ore 15, piazza Scaravilli 2) per l’incontro Quando tutto cambia.

ANNIVERSARI

Dentro questa tredicesima edizione di BilBOlBul ci sono degli anniversari. Primi fra tutti quelli i quindici anni compiuti dal corso di fumetto dell’Accademia di belle arti. Li festeggia con la mostra 8X15, che raccoglie otto ex studenti ora professionisti del settore e racconta la loro esperienza attraverso il progetto di laurea diventato poi un volume distribuito sul mercato.

Ma ci sono, anche e soprattutto, i quindici anni di una casa editrice da sempre attenta alla ricerca e alla sperimentazione del segno grafico. Parliamo di Canicola che il 29 novembre, dalle 20 alle 3.30, propone negli spazi del TPO un happening di contaminazione fra musica e disegno: CANICOLA 15 x 5 MAPLE DEATH. Insieme alla casa editrice indipendente bolognese festeggerà un’altra realtà indipendente italiana: la casa discografica Maple Death Records, che compie appena cinque anni.

Concerti, live painting, sonorizzazioni, video mapping, performance, dj set, installazioni, proiezioni video, una contaminazione totale tra musica e disegno, con dieci artisti in concerto e venti e più fumettisti che interpreteranno dal vivo le esibizioni, creando un viaggio sonoro e visivo che invaderà simultaneamente diversi spazi e palchi.

Se fra i musicisti si possono segnalare WOW, Krano, Holiday Inn, Hallelujah!, per i fumetti saranno presenti Andrea Bruno, Elena Guidolin, Federico Manzone, Roberta Scomparsa, Sarah Mazzetti, Dario Sostegni, Vitt Moretta, Paolo Cattaneo, Silvia Rocchi, Martoz, Vincenzo Filosa, Alessandro Tota, Marino Neri, Maurizio Lacavalla, Ida Cordaro, Fabio Tonetto, Lorenzo Mo’, Irene Montemurro, Davide Minciaroni, Gianluca Ascione, e l’ospite Yvan Alagbé. Insomma, il meglio della scena indipendente. E che festeggiamenti siano!