Collagene: non chiamatelo festival

Dal 14 ottobre al DAS la rassegna di proteine culturali

CHI: COLLAGENE-proteine culturali COSA: rassegna culturale DOVE: DAS, via del porto 11 INGRESSO: gratuito con tessera ARCI

Non chiamatela “festival”, perché proprio non ha nulla a che spartire con quella formula. Piuttosto chiamatela “rassegna” o “progetto”. Questa è infatti la natura di Collagene – proteine culturali, seconda edizione di una serie di eventi in cui diversi linguaggi artistici del contemporaneo hanno la possibilità di sperimentare e confrontarsi.
Il tutto avviene dentro gli spazi del DAS – Dispositivo Arti Sperimentali, in via del Porto 11 a Bologna, aperti liberamente al pubblico (ma con tessera ARCI).
È lì che, dal 14 ottobre e sino al 16 dicembre, si svolge la prima delle due tranche in cui è divisa Collagene, che proporrà una serie di eventi doppi provenienti da musica, arti visive e sonore, interventi site specific, teatro, fotografia, poesia, danza e circo contemporaneo.
La data di apertura vedrà agire negli spazi di via del Porto il gruppo musicale emiliano-romagnolo dei Comaneci, che presenterà il suo nuovo album Anguille, e Filippo Boi, attraverso l’installazione multimediale interattiva che indaga il rapporto tra il mondo fisico e quello digitale Memes for ǝɹnʇnɟ / present.
A seguire, gli altri doppi appuntamenti saranno cadenzati per il 28 ottobre, l’11 e il 18 novembre e il 16 dicembre.
Fra i progetti segnaliamo la presenza del danzatore e coreografo Fabrizio Favale con l’anteprima del suo assolo Danze Americane (28 ottobre), il progetto installativo site-specific di Jacopo Casamenti, Tundra (11 novembre), la riscrittura dell’Orlando furioso da parte del collettivo Astolfo 13 (18 novembre), Federico Pipia e Andrea Trona presenteranno (2 dicembre) Boxe, installazione sonoroperformativa cui farà da scenografia un vero ring da boxe, mentre per l’ultimo appuntamento (16 dicembre) Matteo Balasso, con 90bpm, proporrà la performace immersiva di sound design e musica elettronica. Per il programma completo vi rimadiamo all’indirizzo https://www.comune.bologna.it/notizie/collagene-proteine-culturali

La prima edizione (2021/2022), con il coinvolgimento di oltre quaranta progetti e più di sessanta tra artisti e collettivi è stato un ottimo banco di prova, tenuto conto della contingenza sanitaria in cui ci si trovava. Da quella, che gli stessi organizzatori definiscono essere l’esperienza pilota, parte questa edizione 2022/2023 di Collagene. Con alcune novità. «Diciamo che la grande differenza sta nella programmazione» spiega Alessandra Marolla, responsabile del progetto Collagene. «La prima edizione era strutturato solo sull’esito della call pubblica, che è una parte importantissima del progetto. Questa volta però abbiamo costruito la rassegna sia attraverso la call pubblica, e da lì individuando una rosa di progetti da invitare, sia attraverso progettazione e artisti scelti da DAS secondo una sensibilità e una visione comuni, sviluppati nel corso di questi anni.»

Cosa vi siete portate dietro dalla prima esperienza di Collagene, al di là della fondativa call pubblica?
«La fiducia. Quella che abbiamo raccolto durante tutta la scorsa edizione, durante i suoi diciassette appuntamenti e le più di trenta progettazioni proposte da artisti e collettivi. Il pubblico ha manifestato un forte interesse e molta curiosità, a tal punto che una sua parte si è fidelizzata seguendo molti degli appuntamenti proposti. Nonostante la pandemia e le incertezze legate al momento e nonstante il freddo, sono stati tutti molto partecipati. Questa è stata la grande iniezione di fiducia che ci ha spinto a riprogettare Collagene secondo un concept diverso.»
«Quello che ci portiamo dalla precedente edizione è anche il rapporto, di fiducia e talvolta di amicizia, che si è andato a costruire con gli artisti» aggiunge Carolina Altilia, altra responsabile del progetto Collagene. «Per noi è stata un crescita non solo professionale, ma anche personale ed emotiva perché abbiamo avuto la possibilità di stringere rapporti con vari artisti dalle sensibilità differenti e di creare delle collaborazioni. Per esempio quella con Lorella Perdicca, l’autrice del visual per quest’anno. Era fra gli artisti dell’edizione passata. Per cui, sì, ci resta questo: aver conosciuto tantissime realtà, tantissimi progetti interessanti, con i quali abbiamo costruito una programmazione importante.»

Le nuove amicizie vi hanno portato suggerimenti su artisti da visionare per questa edizione?
«No, assolutamente no» dice Altilia. «Alcuni hanno portato delle persone che hanno a che fare con la progettazione artistico culturale, ma durante gli eventi. Alcuni di questi, successivamente, ci han proposto le loro progettazioni attraverso i canali attivi.»

Due progetti a incontro da qui a dicembre. Stessa cosa poi per la seconda tranche, da gennaio a maggio. Perché avete deciso di cadenzarli in questo modo?
«Perché sono progetti che meritano di avere un tempo specifico cui dedicarsi» dice Altilia. «E farli tutti in un formato festivaliero, anche se è una idea che abbiamo carezzato, non ci avrebbe permesso di dare il tempo necessario a ogni singola progettazione, di seguirla in maniera minuziosa, accoglierla, accompagnarla, darle il giusto valore e la giusta visibilità.»
«La chiamiamo rassegna ma è un progetto» aggiunge Marolla. «Lo sviluppo così lungo ha anche a che fare con il dialogo con le persone e con il territorio. È tra il territorio e lo spazio pubblico che noi vogliamo instaurare e mantenere e sviluppare il progetto.
Il formato del festival è bello, ma ha un tempo contingentato che non permette di entrare realmente in relazione con le necessità, le esigenze, le richieste, anche le criticità del territorio in cui agiamo.»

Essere in una posizione strategica come via del Porto, proprio a ridosso delle mura, ma non in centro, vi aiuta nella gestione del pubblico e degli eventi?
«A noi fa piacere andare ad agire in un territorio leggermente più liminale rispetto al centro urbano» dice Merolla. «Appoggiamo sia come artisti che come operatori culturali tutte quelle azioni che si vanno a interlacciare nei territori più periferici perché, ovviamente, hanno grande bisogno di proposte culturali.»

Altra novità per questa seconda edizione di Collagene, è il progetto collaterale Collagene | young fra i cui curatori troviamo Fabio Leonetti.
«Ci siamo ritagliati all’interno di Collagene uno spazio progettuale destinato agli adolescenti, alla fascia degli studenti delle superiori» ci dice Leonetti.

Quindi rivolto a tutti?
«In realtà vogliamo agganciare soprattutto chi è già in dispersione o a rischio dispersione scolastica, così come ragazzi che vengono da contesti di fragilità economica, sociale o linguistica.»

Che è lo scopo del progetto?
«Il nostro intento e di fornire ai ragazzi alcuni percorsi laboratoriali dove l’arte è uno strumento importantissimo per un processo di conoscenza di sé. Percorsi che vanno dalle discipline plastiche al teatro alla spoken music, e che daranno loro una parte di competenze professionali, così da potersi avvicinare successivamente a determinati lavori. È però anche un modo per provare a riattivare un senso di socialità post situazione pandemica.»

Quando partiranno i percorsi e che sviluppo avranno?
«Sempre ricordando che sviluppiamo i percorsi in collaborazione con una serie di scuole e istituti professionali, abbiamo il progetto pilota che inizia a novembre, grazia al bando “Finanziamenti per la cura della comunità” del quartiere Porto-Saragozza, e si sviluppa in sinergia con il CIOFS e il Belluzzi. Per quanto riguarda lo sviluppo, il percorso andrà avanti fino a dicembre del 2022.»

Come si sviluppa Collagene | young?
«Se lo dividiamo in tre fasi abbiamo prima la individuazione degli studenti, che saranno in tutto una ventina. Poi dopo aver fatto conoscenza con loro, si proverà a selezionare insieme un tema che verrà veicolato in tutti i percorsi. Come terza fase, quello che i ragazzi produrranno di artistico, in ogni singolo percorso, verrà restituito allo spettatore in alcune date della rassegna Collagene. Quindi non faraanno solo un percorso interno, ma avranno successivamente la possibilità di entrare in contatto con gli artisti che la rassegna offre.»

Su cosa verterà il primo percorso?
«Sulle discipline plastiche. I percorsi che partiranno nella prima parte del progetto tratteranno le Discipline plastiche. I ragazzi che li seguiranno, realizzeranno con una artista interna al DAS, ancora non indicata, un murales nei dintorni del DAS. Successivamente, in collaborazione col CIOFS, partiranno i laboratori di teatro e di spoken music.»

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