Nella rappresentazione di oggetti quotidiani l’unicità di memorie e segni temporali
Cosa: Slice, dice, grate and pour, mostra di Julia Binfield e Colin Cuthbert
Dove: Banco 32. Mercato delle Erbe, via San Gervasio 3a, Bologna
Quando: dal 17 settembre al 14 ottobre 2015. Aperta da martedì a sabato, 10.30 – 23.00
Costo: accesso gratuito
di Giuseppe Marino
Il Banco 32, ristorante e figura centrale nella new wave del Mercato delle Erbe e dei suoi dintorni, apre a incontri ed eventi culturali con la mostra di Julia Binfield e Colin Cuthbert “Slice, dice, grate and pour”…
Nella rappresentazione di oggetti quotidiani l’unicità di memorie e segni temporali
IN BREVE Cosa: Slice, dice, grate and pour, mostra di Julia Binfield e Colin Cuthbert Dove: Banco 32, via San Gervasio 3a, Bologna Quando: dal 17 settembre al 14 ottobre 2015. Aperta da martedì a sabato, 10.30 – 23.00 Costo: accesso gratuito
di Giuseppe Marino
Il Banco 32, ristorante e figura centrale nella new wave del Mercato delle Erbe e dei suoi dintorni, apre a incontri ed eventi culturali con la mostra di Julia Binfield e Colin Cuthbert “Slice, dice, grate and pour”, inaugurata il 17 settembre e aperta fino al 14 ottobre.
“Affetta, taglia a cubetti, grattugia e versa” presenta nelle stampe dei disegni di Julia Binfield e delle fotografie di Colin Cuthbert la creazione, la celebrazione e lo stravolgimento di oggetti da cucina, che per natura richiamano un ambiente e azioni familiari. I due artisti partono dalle differenti premesse connaturate al loro mezzo espressivo, per contaminare le opere attraverso segni e scelte che consentono a ognuna di porsi come contrappunto e completamento delle altre. Le foto, i disegni e i loro soggetti dialogano e si scambiano le specificità, giungendo in questo modo alla rappresentazione di un concetto comune.
Le caraffe, i boccali, i bricchi della Bienfield sono definiti dai gessetti armoniosi che riportano già la rielaborazione, il ricordo dell’oggetto. Si tratta dunque di figure uniche, nate e definite dall’identità dell’autrice; a ognuna di queste è apposta l’indicazione “Another Jug”, e una numerazione, delle indicazioni stampate in rosso vivo che realizzano la natura seriale del soggetto e del progetto artistico. Accanto a quest’ordine concreto accostato a oggetti astratti, compaiono didascalie, questa volta scritte a mano, che richiamano il rapporto che lega l’autrice allo specifico oggetto. Ne annota le dimensioni, lo pone in relazione con gli altri (“Another Jug 25 – one of my favourites, the smaller version” è la mia preferita, è giustapposta alla “Another Jug” di dimensioni maggiori, ma la incornicerei solitaria), lo lega a luoghi, momenti, accadimenti specifici.
Da un’inversione delle premesse nascono le fotografie di Cuthbert. Le foto ritraggono grattugie, passaverdura, colini, fruste a mano, oggetti dalla produzione seriale posti in modo d’assumere un’identità che viene dall’accentuazione dei segni dell’uso e del tempo. Grattugie sono appiattite su analogici sfondi dai colori gessosi e vissuti che traspaiono nitidi attraverso le feritoie, mentre un colino, caratterizzato da rosse incrostazioni, diventa una pura forma spiccatamente tridimensionale.
Se nei disegni un tratto che appare ancora malleabile si accosta alla realtà dell’oggetto, nelle fotografie all’oggetto definito si accorda un carattere astratto. In entrambe le elaborazioni le figure diventano un riflesso dell’esperienza e della memoria dell’autore, l’attenzione è alla patina, al susseguirsi di azioni e notazioni identitarie che donano unicità all’episodio di “still life”, di conservazione temporale di un tratto di vita.
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18 settembre 2015