Prima di tutto, David Bowie è

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Al MamBo la mostra internazionale David Bowie Is, unica tappa italiana

 

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Cosa: David Bowie Is, mostra e percorso multimediale
Quando: dal 14 luglio al 13 novembre 2016
Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10-19 (chiusura casse, ore 18); giovedì 10-23 (chiusura casse, ore 22); lunedì chiuso
Dove: MAMbo, via Don Minzoni 14, Bologna
Immagine: courtesy the David Bowie Archive (c) Victoria and Albert Museum, London

di Sergio Rotino

Si è fatta due anni buoni in giro per il mondo David Bowie Is…

Al MamBo la mostra internazionale David Bowie Is, unica tappa italiana

 

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IN BREVE Cosa: David Bowie Is, mostra e percorso multimediale Quando: dal 14 luglio al 13 novembre 2016 Orari: martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica 10-19 (chiusura casse, ore 18); giovedì 10-23 (chiusura casse, ore 22); lunedì chiuso Dove: MAMbo, via Don Minzoni 14, Bologna Costo: 15 euro Info: Sito David Bowie Is

 

di Sergio Rotino

 

Si è fatta due anni buoni in giro per il mondo David Bowie Is, prima rassegna retrospettiva dedicata a questo artista del contemporaneo, che moltissimo aveva compreso nell’utilizzo dei media. Partita da Londra nel 2013 è passata per Toronto, San Paolo, Berlino, Chicago, Parigi, Melbourne, Groningen raccogliendo oltre un milione e 400mila visitatori.

Ora tocca a Bologna, che la ospiterà dal 14 luglio al 13 novembre 2016 negli spazi espositivi del MAMBo – Museo di Arte Contemporanea di Bologna, in via Don Minzoni 14, poi sarà la volta di Tokyo. Ma di questo, poco ci importa: è il futuro.

A noi importa che la prima apparizione in Italia di David Bowie is passi dal capoluogo emiliano, luogo fra i più adatti per proporre qualcosa che attragga un pubblico capace di apprezzare lo scavalcamento della classica idea, sempre rispettabile, di mostra d’arte.

Bologna è una città dove le industrie creative prosperano. Ci sono tantissime imprese culturali, e c’è il DAMS” sottolinea la direttrice Istituzione Bologna Musei Laura Carlini Fanfogna. “E vorremo che molti di questi soggetti trovassero una fonte di ispirazione e di visibilità in questa e attraverso questa mostra”.

Realizzata dal Victoria and Albert Museum di Londra, la mostra non è solo il luogo in cui si espongono circa trecento oggetti estratti dall’immenso archivio personale dell’artista Bowie che ne contiene settantamila anzi, appare piuttosto come un segnare lo stato dell’operato di Bowie lungo un tragitto produttivo durato cinque decadi. È quindi una mostra retrospettiva (la prima e vera), che tenta, nel catalogare l’opera dell’artista inglese, di dar corpo a un bilancio del come e del quanto la sua musica, le sue realizzazioni, il suo look, abbiano influenzato e continuino a influenzare le generazioni successive. Per questo il titolo della mostra è fortemente voluto al presente, come spiega Victoria Broackes, che insieme a Geoffrey Marsh ne è la curatrice. Ma David Bowie Is, secondo Laura Carlini, “non propone un modello, bensì un processo”. Lungo i passaggi espositivi quello che si vedrà è quindi “la modalità con cui David Bowie ha percorso la propria vita e la propria carriera”. Qualcosa che corrisponde all’esplorazione in parallelo “del mondo esterno e contemporaneamente a una analisi del mondo interiore”. Tutto nell’esposizione dichiara una ricerca inarrestabile, “che mescola e rielabora in cifre personali e sofisticate arte e quotidianità”, a tal punto che il messaggio immediatamente recepibile è “un incoraggiamento per ognuno di noi a diventare se stesso, a scoprire il proprio talento e la propria passione, se ancora non l’ha riconosciuto”.

Non solo di questo brilla David Bowie Is, ma anche del rapporto di un artista come Bowie con i mutamenti sociali e architettonici, quindi con il vivere la città, le sue strutture e le sue trasformazioni, così come con il ragionare sul ruolo e l’utilità della tecnologia all’interno dell’arte, della sua comunicazione. Lo si nota, sempre nell’allestimento, nelle immagini come nei video che verranno utilizzati, così come nel suo svilupparsi attraverso contenuti multimediali capaci di proiettare il visitatore all’interno dei processi creativi dell’artista inglese, che ci ha lasciati agli inizi di gennaio.

Anche se la Broackes afferma di non aver mai pensato a David Bowie Is come un percorso espositivo cronologico, in realtà così appare in prima battuta al visitatore. Le porte si aprono infatti su quelli che sono i primi anni di vita e della carriera dell’artista, all’altezza del suo trasformarsi nell’alieno che cade sulla terra Ziggy Stardust, dopo il primo singolo di successo Space oddity, e da lì si prosegue portando, di trasformazione in trasformazione, fino alle soglie della “stella nera”.

Ma David Bowie Is propone al suo interno altre due sezioni. Nella seconda, il visitatore viene immerso all’interno del processo creativo dell’artista, rendendo esplicite le sue fonti di ispirazione. Anche per questo motivo, oltre agli oggetti che appartengono al suo archivio personale ve ne sono di appartenenti alla collezione del V&A museum. Opere di Warhol, Edoardo Paolozzi, Cecil Beaton ecc., utili appunto a contestualizzare il lavoro del Duca bianco.

La terza sezione infine porta dentro gli show musicali, vere e proprie performance dal vivo, proposte da Bowie negli anni. Un format questo della mostra, che la Broackes sottolinea sia stato ideato da lei e da Marsh, per far rivivere ai visitatori della mostra l’impatto di queste produzioni live, cariche però di elementi teatrali e, come detto, di elementi performativi di grande impatto.

In ultimo, il titolo. “È stato scelto perché è sia una affermazione che una frase aperta” dice Broackes. “Contiene una domanda, chi e cosa è David Bowie? Questo per evidenziare che non esiste per noi una risposta univoca”.

 

19 aprile 2016
courtesy the David Bowie Archive (c) Victoria and Albert Museum, London.

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