21 aprile, la musica non muore: in tutto il mondo è il Record Store Day
Chi: tutti noi
Cosa: Record Store Day
Quando: 21 aprile, oppure ogni giorno
Dove: nei negozi di musica
Oggi è il Record Store Day, perciò compriamo un disco o un cd, compriamo musica. Scegliamola con cura, visto che è sabato, e impieghiamoci il giusto tempo. E poi paghiamola il giusto prezzo: cinque, dieci, quindici, venti euro, se badiamo bene è molto meno di quanto spenderemmo entrando in un negozio d’abbigliamento o in un supermercato …
21 aprile, la musica non muore: in tutto il mondo è il Record Store Day
IN BREVE Chi: tutti noi Cosa: Record Store Day Quando: 21 aprile, oppure ogni giorno Dove: nei negozi di musica
di Simone Arminio
Oggi è il Record Store Day, perciò compriamo un disco o un cd, compriamo musica. Scegliamola con cura, visto che è sabato, e impieghiamoci il giusto tempo. E poi paghiamola il giusto prezzo: cinque, dieci, quindici, venti euro, se badiamo bene è molto meno di quanto spenderemmo entrando in un negozio d’abbigliamento o in un supermercato.
Togliamoci invece, una volta tanto, lo sfizio di far bene all’anima oltre che al corpo. Entrare in un negozio di dischi senza avere un’idea ben precisa è una gioia immensa, sporcarsi i polpastrelli tra le scansie dei cd, sentire il ciaff-ciaff delle custodie che sbattono una sopra l’altra, tirare su quell’artista che conosciamo, quel disco che ascoltiamo da tempo sul pc ma di cui (è assurdo) non conoscevamo la copertina.
Perché la musica oggi è immateriale e non ha senso negarlo. Ma, bontà loro, non sono immateriali i musicisti, né gli oggetti di culto. E poi la musica fa ancora tendenza. Ammettiamo, allora, che anche nel 2012 avere un buon disco in casa o in macchina ha ancora il suo valore. Farsi dire “ma dai, piacciono anche a te?” è una gioia immensa, una botta d’autostima, una cosa che fa star bene al pari dell’indossare quelle scarpe o quei jeans che ci fanno sentire più fighi. E dire “mi piace una cosa”, capirete bene, non è la stessa cosa che indossarla e mostrarla con orgoglio, dire io-sono-questo-qui.
Ora: la crisi ci uccide e ci mortifica, soprattutto oggi. E il carovita ci ha cambiati intimamente. Ma se vivere dobbiamo in qualche modo, allora facciamo due conti con noi stessi: l’uomo si nutre soprattutto dei suoi valori, del suo essere io e non uno fra centomila. E sono poche le persone che possono davvero ammettere di non avere una musica nel cuore. Dice: “sì, l’ho scaricata, ce l’ho nel computer, la ascolto mentre lavoro insieme a tutto il resto”. Bene, anzi, benissimo.
Ma quello è sentire, non ascoltare. Perciò se vogliamo farci un regalo, trasformiamo quell’emozione distratta in qualcosa di nostro, che ci appartenga nel profondo e ci qualifichi di fronte a noi stessi e agli altri.
Oggi è il giorno per tornare a farlo: rientrare in un negozio di musica, ma non erano tutti chiusi? Niente affatto, e soltanto il centro di Bologna ne conta sei: Discorama in via De’ Monari (traversa di via Indipendenza), il Disco d’Oro in via Galliera, 23, Semm in via Oberdan, 24, Ricordi Media Store in via Ugo Bassi, 1/2, Modo Info Shop in via Mascarella, 24 (tutte le produzioni indipendenti bolognesi), MelOutlet in via Oberdan, 2 (solo dischi di seconda mano). E poi c’è la periferia, ci sono gli store online e – va beh – anche i centri commerciali.
Comprare un disco è una cosa da fare sempre, ma se lo facciamo oggi, 21 aprile, il nostro acquisto avrà un valore simbolico: in tutto il mondo è il Record Store Day, un evento nato in Usa nel 2007, nell’anno in cui dischi e cd fisici sembravano già morti e sepolti.
Ma niente muore, tutto si trasforma. Come il mio vecchio cd dei Nirvana, “Nevermind”. Avevo quattordici anni, venivo dalla provincia, la città era lontana, apparteneva al mondo degli adulti. I miei confini in autonomia erano ben poca cosa: andavo fin dove poteva spingersi un motorino. Ma non avevo fatto i conti con l’intraprendenza del mio amico Ettore. Così un giorno salimmo sul suo scooter senza un disegno preciso, superammo ridendo i confini del nostro comune e poi, con un po’ di ansia nel cuore, le colonne d’Ercole del comune successivo. Eravamo da soli sulla statale, ci sembrava di rischiare la vita. Per arrivare in città impiegammo più di un’ora, con le gambe intorpidite, l’andatura costante di un cinquantino e tanta santa pazienza.
Quando arrivammo ero euforico, volevo fissare quel momento, allora vidi un negozio di dischi, ci entrai e comprai Nevermind senza sapere bene cosa fosse: un disco uscito qualche anno prima, di cui i più grandi a scuola ogni tanto parlavano. Oggi quei brani non li ascolto più da anni, li conosco a memoria e poi, se proprio mi venisse voglia, “Smells like teen spirit” basta cercarla su YouTube.
Ma quel cd tutto rigato, con la custodia un po’ distrutta, quello non è un disco dei Nirvana è il mio disco. Lo tenni in mano per tutto il viaggio di ritorno ed è una parte di me, fu il mio biglietto di sola andata per l’adolescenza. Vale ben più di quindici euro e se ne comprassi un altro non sarebbe lo stesso. Ma chiedo scusa, l’ho fatta lunga, e poi sono già le tre e mezza. Riaprono i negozi, vado a comprarmi un disco: la vita è un divenire, e io ho giusto bisogno di una nuova colonna sonora.