Recensione Editors live a Bologna, 28 febbraio

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La band di Tom Smith entusiasma l’Unipol Arena tra rock e new wave

 

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Chi: Editors
Cosa: recensione del concerto
Quando: 28 febbraio 2014, ore 20
Dove: Unipol Arena

di Erika Gardumi

 

L’attesa si fa sentire sul parterre dell’Unipol Arena quando il gruppo spalla ripone le sue chitarre e nella penombra del palazzetto cominciano ad accalcarsi i fan degli Editors per il primo concerto bolognese dopo l’uscita dell’ultimo album…

La band di Tom Smith entusiasma l’Unipol Arena tra rock e new wave

 

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IN BREVE Chi: Editors  Cosa: recensione del concerto  Quando: 28 febbraio 2014, ore 20  Dove: Unipol Arena

 

di Erika Gardumi

 

L’attesa si fa sentire sul parterre dell’Unipol Arena quando il gruppo spalla ripone le sue chitarre e nella penombra del palazzetto cominciano ad accalcarsi i fan degli Editors per il primo concerto bolognese dopo l’uscita dell’ultimo album, in una delle prime date italiane. Un’apparizione che in città manca da tempo e con il tempo ha solo aumentato il suo appeal, concentrando su questo 28 febbraio 2014 un entusiasmo montante, facilmente descrivibile con i successivi cambi di location, sempre più grande, per un pubblico annunciato sempre più grande.

I fan, dicevamo. Arrivano da tutta Italia (Sicily is here, recita un cartello), sfidando code in tangenziale, una pioggerellina cupa e un orario di inizio degno dello Zecchino d’oro (alle 20, secondo il biglietto). Per fortuna i tempi si dilatano un po’, consentendo ai numerosi spettatori di godersi l’attesa di Tom Smith e co. L’Unipol Arena si riempie di un pubblico trasversale, tendente al nero nell’abbigliamento per omaggio post punk, di età molto variegata ma in definitiva non giovanissima, segno anche che i quattro album della band di Birmingham stanno girando da tempo nelle orecchie indierock italiane, e non solo dalla pubblicazione di The weight of your love (2013). Noto qualche accenno ai Joy Division nelle magliette, il che rivela un certo background e suggerisce l’aspettativa per qualcosa di più di un sound passeggero.

Forse gli Editors l’hanno capito. Quando finalmente le luci si abbassano il sipario si alza, rivelando un set minimal psichedelico fatto di nebbia e forti punti luce rossi e blu sullo sfondo, che toglie spessore alle sagome scure dei cinque musicisti per affidare tutto l’accento alle note iniziali di Sugar. Un intero brano in cui gli Editors rimangono poco più che ombre nascoste dietro le note potenti, tra di loro una silhouette sottile si avvicina quasi timidamente al microfono per palesarsi. La voce di Tom Smith irrompe, profonda, nell’aria del palazzetto dando ufficialmente inizio al concerto. E’ lui, non c’è dubbio. L’atmosfera si fa subito vibrante mentre un crescendo di luci e (sì!) vampate di fuoco accendono il palco rivelando pian piano i volti dei cinque e battezzando la serata senza risparmio di effetti speciali. 

Eccesso presto dimenticato, il pubblico si esalta di più con il “grazie, Bologna” di Tom, capelli corti, barba e un semplicissimo dress code tutto black, che quasi emozionato imbraccia la chitarra e ci trascina senza tanti convenevoli nel cuore del concerto, regalando da subito un tuffo nel passato con Munich e An end has a start. Il pubblico omaggia il zig zag storico tra Formaldehyde e The racing rats, suono supportato da una batteria corposa e intervallato da momenti più intimi dove Smith siede al piano per affondare con la voce, senza mai rinunciare all’impianto rock del tutto. La caratura è potente, quasi senza soste, con uno Smith che a tratti rielabora i vocalizzi per piegarsi alle esigenze di scena e personalizza un concerto che si prende i suoi margini di improvvisazione rispetto alla studio version.

L’atmosfera del palazzetto si tinge letteralmente di rosso per la splendida Eat Raw Meat = Blood Drool, ingresso prepotente del synth e atmosfera sospesa per uno dei pezzi forse più riusciti, dove l’anima cupa della new wave emerge con più convinzione sia nel suono che nei testi. Incorniciato da una scenografia di luci rarefatte arriva poi un altro grande pezzo, In this light and on this evening, dove Smith al piano sembra sciogliere lentamente nel buio il suo ritratto di una città che diventa per qualche istante “the most beautiful thing I’ve seen”. 

Il ritmo torna altissimo sull’insistente ritornello Desire! … Desire! dal fortunato singolo del nuovo album A Ton of Love, che trascina l’intero palazzetto in un movimento esaltato, luci pirotecniche, intensa partecipazione della band intera: l’immancabile entusiasmo del brano più passato in radio negli ultimi mesi, seguito a breve dalla più struggente ma ugualmente recente Honesty.

Brevissima pausa prima dell’ultima tranche di concerto, che ha già regalato molto fin qui. Il pubblico sorride perché sembra aver intuito cosa manca. C’è quasi aria di commozione quando partono le note di Smokers outside the hospital doors, sentita versione di uno dei più grandi (e cupi) successi della band. Pubblico estasiato e cellulari che si alzano in aria per mettere in devoto ascolto anche i fan rimasti a casa. Il resto è un soffio… Versione full band di Nothing e poi i rapidi saluti. “Grazi Bologna” di nuovo e ancora, goodbye e ringraziamenti per la calorosa accoglienza, senza arroganza. Umili e forse emozionati gli Editors mescolano gli ultimi grazie con l’affondo finale, Papillon, un inno quasi depechemodiano che kicks like a sleep twitch, scalcia come un rapido scatto involontario, e resta nella memoria di un concerto che ha retto tutte le aspettative e ha regalato momenti epici, travolgenti e toccanti.

Quello che rimane è la sensazione di un concerto molto intimo, nonostante le chitarre, le fiammate sul palco, la batteria ossessiva e galoppante. Rock a cuore aperto, tra creature mostruose che si agitano nei pensieri e ruvide emozioni condensate, e una voce che sa condurre in queste pieghe senza smancerie, nonostante la sua sentita profondità. Una sfida intensa raccolta con molta personalità.

3 marzo 2014 

 

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