Contro il degrado della zona universitaria: Guasto Village

Tre mesi e mezzo di eventi e cultura e per risollevare l’area usando la “forza gentile”

IN BREVE Cosa: Guasto Village. Arte, intrattenimento, ristorazione di qualità Chi: Comune di Bologna; Teatro Comunale; Associazione Peacocklab; Radio Citta del Capo; Caffè Commercianti; Erba; Campi Aperti; Associazione culturale Serendippo Quando: dal 15 giugno al 30 settembre 2017 Dove: Largo Respighi, Via del Guasto Info: Guasto Village

Primo fine settimana alle spalle per il Guasto Village, il nuovo esperimento di riqualificazione urbana del fazzoletto di città compreso fra Largo Respighi, Piazza Verdi e Via del Guasto. Una scommessa che accompagnerà studenti, turisti e residenti per tutta l’estate bolognese, dal 15 di giugno al 30 di settembre, tutti i giorni, dalle 18:00 all’1:00 di notte.

L’area del Guasto ospitava la residenza di Giovanni II Bentivoglio fino alla sua cacciata da parte di Papa Giulio II Della Rovere e delle truppe francesi alleate. Dopo la demolizione del palazzo da parte della cittadinanza, il luogo è stato una discarica fino alla costruzione del Teatro nel 1763, che ne ha occupato una parte. L’attuale zona dei Giardini è stata in seguito utilizzata come rifugio durante la seconda guerra mondiale, di nuovo discarica e, infine, nelle intenzioni dell’architetto Rino Filippini, campo gioco sperimentale per i bambini. Il Guasto, quindi, è da sempre un luogo dove la città misura forme di (ri)appropriazione fisica e identitaria.

A ridisegnarlo, quest’anno, ci proveranno un’edicola per libri e pubblicazioni indipendenti, una radio che è anche negozio di vinili, una biblioteca degli oggetti dedicata all’arte del riuso e del riciclo, due cocktail bar con soft-drink e birre artigianali del territorio, tre temporary bistrot con cibo biologico e a chilometro zero, tre spazi espositivi per opere d’arte di artisti nazionali e internazionali, e poi eventi, laboratori, guerriglia gardening. Il tutto fra vecchi container ridipinti per l’occasione, murales, pancali di legno e cuscini, luminarie, giardini pensili, tavolini Ikea. È il modello del Boxpark londinese (il primo aprì a Shoredicht, nel 2011), pop-up mall (centri commerciali pop-up) che consente di abbattere i costi di affitto per imprese locali, multinazionali e gallerie d’arte.

Eccola la “forza gentile” con cui si tenta di innovare la logica, a volte un po’ securitaria, e senza dubbio fallimentare, con cui negli anni si è provato a mediare fra il divertimento notturno e le esigenze di commercianti e residenti. Un progetto portato avanti dalla regia concertata di istituzioni, imprese e associazioni, in perfetta continuità con la storia e l’evoluzione sociale del tessuto cittadino.C’è il Comune e il Teatro Comunale, Open Group con Radio Città del Capo, Caffè Commercianti, Erba, Campi Aperti, e poi Associazione culturale Serendippo e Associazione Peacocklab. “Operatori indipendenti”, questi ultimi, come ha precisato in un’intervista al Corriere di Bologna Renato Lideo, uno degli ideatori della rassegna e gestore, proprio in Piazza Verdi, dei locali “Le Scuderie”e “La Gazzetta”.

Nemico principale, il degrado della zona universitaria: spaccio, venditori abusivi di alcolici, sporcizia, schiamazzi. Un nemico a cui contendere un territorio fisico, e che già negli scorsi anni è stato affrontato a colpi di cultura e contro-cultura. Dalla rassegna musicale Piazza Verdi Estate 2012, memorabile per partecipazione e, neanche a dirlo, per le polemiche che coinvolsero l’ex Assessore alla cultura Ronchi e lo stesso Lideo (organizzatore del progetto assieme al Locomotiv Club), a È estate anche in Piazza Verdi, organizzata nel 2013 dal comitato Piazza Verdi, dalle associazioni Via Petroni e Dintorni, Amici della musica e dal comitato Verdi in Piazza.

Ma si sa, del degrado, a Bologna, ognuno ha poi la sua visione in virtù della quale intravede soluzioni possibili, contrasti sottesi, impedimenti. E se una parte si attacca il particolarismo dei residenti, colpevoli di ostacolare le iniziative culturali, le uniche capaci di attirare persone e, di riflesso, quegli esercizi commerciali di alto profilo in grado di riqualificare la frequentazione di lungo periodo della zona, dall’altra si contesta l’efficacia di una strategia che vede comunque protagonista il divertimento notturno.

E come in un copione già scritto, dopo il primo sabato del guasto, puntuali arrivano le polemiche sulla futilità di questa “occupazione positiva”, per utilizzare le parole degli organizzatori, in un contesto che comunque ospita l’università e i suoi collettivi e una frequentazione il cui disagio legato alle tossicodipendenze meriterebbe senz’altronuove forme di attenzione.

19 giugno 2017

Bologna (e poi Ferrara, Padova, Ravenna, Rimini, Trentino, Reggio Emilia, Parma, Rovigo, Monferrato)

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