Un non addio

La poetessa Francesca Del Moro parla del suo Ex-Madre, racconto di una perdita filiale

CHI Francesca Del Moro COSA Presentazione Ex-Madre DOVE Circolo culturale-ricreativo Villa Paradiso via Emilia Levante, 138 Bologna QUANDO 8 aprile ore 19 INGRESSO gratuito immagine: Francesca Del Moro, foto di Andrea Urbani

Cosa si può scrivere quando ti muore (non “ti lascia”) un figlio? In che modo raccontare cosa succede a chi resta, a chi dovrà convivere con un lutto abissale?
È di questo che parla l’ultima raccolta poetica di Francesca Del Moro, Ex-madre.
Pubblicata dalla marchigiana Arcipelago Itaca, e presentata oggi presso il Circolo culturale Villa Paradiso alle ore 19, non è un saggio sulla perdita filiale, ma una raccolta poetica apertamente biografica, che racconta uno dei pochi eventi “inenarrabili” per statuto.
A parlarne con l’autrice, un’altra poetessa, la fiorentina Rosaria Lo Russo.
Il tema è veramente uno dei meno agevoli. L’intero libro lo denuncia, affermando già dal titolo lo scorporo da qualcosa che si era e non si è più.
Eppure l’autrice, tratteggiando il suo tragico vissuto personale (la perdita del giovane figlio per suicidio), non tenta di estrarre dai testi poetici il canto della disperazione, di una “messa a parte” dettata dalla perdita del figlio.
Del Moro fa un passo avanti. Cancellando quasi del tutto le lacrime dal suo dettato, trattenendole, ricorda al lettore la nostra compiutezza di esseri umani e la nostra fragilità di fronte agli eventi.
È in questa chiamata che il racconto autobiografico si fa corale e si allontana dal pietismo di cui sono intrise molte operazioni simili.
Con questo non vogliamo dire che l’autrice si allontani o sottaccia quello che proprio Lo Russo definisce “piccolo orrore privato”, ovvero «l’esperienza umana semanticamente più interdetta alla coscienza contemporanea della nostra società», in altre parole il suicidio e la morte. Assolutamente no. Solo che nel fare canto del proprio dolore, si mette in una posizione dove il parlare del fatto attraverso la poesia in parte lo disinnesca, permettendo così di tramutarlo in resoconto, in dialogo dialogo con il lettore e l’oramai assente, di estrarne insomma la sostanza e non offrire un affranto piagnisteo. Questo quasi sempre. Impossibile chiedere il totale distacco, la totale indifferenza.
Del Moro sembra voler stare piattamente “sul pezzo”, perché solo così può riconoscere nella sofferenza l’ultima permanenza dell’assente. In questo modo sa che solo nel raccontare cosa è averlo perso resisterà la figura del figlio. E così: «Mi dicono /il tempo calmerà il dolore/ma io non voglio/perché il tempo che scorre/lo allontana, lo trattengono/questi morsi in tutto il corpo,/questi morsi sono ancora lui».
Non è un libro doloroso Ex-madre, bensì, come scrive Luigi Carotenuto nella nota finale, «Una trasmutazione alchemica di spasimo, pietà, apparentemente impossibile, una riconciliazione senza sconti, deleghe, indugi».
Alla fine, è un libro intransigente, che nel suo porsi come resoconto autobiografico non concede sconto, a nessuno. Prima di tutto agli attori che muovono le composizioni, poi a noi suo pubblico di lettori.

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